Presentazione

    La foscoliana esortazione «alle istorie» non è mai abbastanza ripetuta al gran pubblico degli italiani. E dire che la Storia è maestra della vita e non si può abbandonare la maestra nell'aula durante l'ora delle lezioni per andare nei prati a rincorrere farfalle o a giocare «a nascondino», a meno che non si voglia a tutti i costi formarsi come autodidatti o perpetuare la spensierata ed ignara fanciullezza del popolo italiano per tutti i secoli dei secoli.
    L'idea del presente brevissimo opuscolo, che non pretende di essere «scientifico» ma divulgativo, e non vuole fare clamorose scoperte e rivelazioni, ma semplicemente gettare uno sguardo sul passato per giudicare più equamente il presente, mi è sorta qualche giorno fa quando venne nel mio studio un contadino «alluvionato» della Bassa Reggiana a dirmi che un'altra volta «nella storiai» c'era stata una inondazione del Po nelle campagne. Manderò una copia dell'opuscolo a quel buon contadino che portava due stivaloni di gomma regalatigli dalla P.G.A. ed un grosso cappotto giuntogli da chissà dove, e sono sicuro che esclamerà: «Altro che una volta sola!». — I giornali ed i grandi rotocalchi degli ultimi mesi del 1951, che hanno pubblicato grandi fotografie e «servizi» dalle zone alluvionate del Polesine e delle altre località, non avevano certo tempo di perdersi nei meandri delle ricerche storiche, di rovistare scartoffie d'archivio e «croniche» di biblioteche, con tanta ricchezza di episodi da sfruttare per riempire le pagine con l'inondazione del 1951.
    Di modo che c'è ancora tanta gente che pensa davvero all'ultima inondazione come ad un cataclisma mai verificatosi da che mondo è mondo, ed accaduto proprio in questi anni per l'azione deleteria di un Governo Democristiano. In questa maniera i «bidoni» della politica italiana di oggi hanno potuto spargete fra i gonzi le più grossolane dicerie sul conto del Po, dei suoi argini e degli stanziamenti statali per il Patto Atlantico. Mentre invece una semplice informazione storica, anche rudimentale, avrebbe allargato l'angolo visivo della gente, avrebbe reso comprensibili le ragioni tecniche del disastro che nessun uomo avrebbe potuto prevedere e soprattutto prevenire con lo stato attuale della finanza italiana stremata dalla guerra di Mussolini e che la fatalità delle leggi della natura ha scaraventato sul nostro abbastanza disgraziato paese.

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    E con questo credo che il mio modestissimo lavoro possa essere giustificato davanti agli occhialuti censori della carta stampata.
    Il quale lavoro, da parte mia, non è stato per nulla faticoso in quanto non ho fatto che raccogliere e riordinare quanto altri, più di me competenti, hanno scritto da tempo. L’opuscolo si suddivide in tre parti chiaramente distinte.
    1) Anzitutto un elenco di inondazioni del Po. E’ un lungo elenco di 140 inondazioni del Po dall'anno 200 avanti Cristo al 1951 dopo Cristo, di cui ci è conservata memoria e che nella maggior parte hanno prodotto enormi disastri. L'elenco l'ho sunteggiato da un accurato studio documentato di Mons. Anselmo Mori raccolto in un volume dell’«Archivio Storico per le Provincie Parmensi» uscito nel 1937.
    2) Alcune curiosità sulle inondazioni, formano un secondo breve capitolo in cui si risponde ad alcune spontanee domande su tale fenomeno. I fatti riportati in questa parte sono frutto di ricerche mie, oppure sono ripresi dal già citato studio del Mori, al quale rinnovo il mio ringraziamento per la gentilezza con la quale mi ha favorito e consigliato.
    3) Due importanti cronache inedite dell’inondazione del Po dell'anno 1765 sono riportate nell’ultima parte dell’opuscolo. E qui debbo ringraziare l'attuale parroco di Fodico di Reggio Emilia, don Arturo Gualtieri, il quale gentilmente me le ha concesse per la stampa.
    Sono, due lettere del parroco d'allora, don Giuseppe Diemi, il quale, con spirito bonario e faceto, ci mette al corrente delle ore drammatiche vissute da lui stesso e dalla sua popolazione. Pure col soffuso umorismo che traspare dalle lettere si vede la desolazione di quella gente, tanto simile alla desolazione di oggi, e il parroco stesso dice di avere potuto salvare per gli amici i buoi grassi da ammazzare, cioè una muta di quaglie e di ortolani, miseri passeracei da quattro soldi in tutto.
    Con questo ha termine l'opuscolo sulle inondazioni del Po, «al quale — per dirla con don Diemi — una volta ci volevo bene, ma ora gli ho perduto l'affetto!».

WlLSON PlGNAGNOLI    

    Reggio Emilia, Capodanno 1952.

immagineAnche l'acqua ha una sua arte di disegnare. Vederla dall'alto, questa zona allagata, pare il progetto di una ricostruzione. Ed è un cimitero: di uomini e di speranze.