Hanno vinto gli oltranzisti

    Comunque sia, o vittoria o sconfitta, i 6 morti di Modena sono nel bilancio degli intransigenti del Partito Comunista: i duri hanno prevalso sui molli. Questa la terminologia in uso per indicare le due correnti che, nell'interno del partito, sostengono le due diverse tattiche, quella rivoluzionaria ad oltranza e quella che ai colpi di testa preferisce il compromesso. I duri di Secchia hanno fatto prevalere la loro tesi sui molli di Togliatti nella Federazione comunista di Modena. All'esperimento ben volentieri si è prestata la Federazione Modenese che è un po' la cavia di questi collaudi. A Moderna vi sono le masse disposte ad ogni manovra, tra i compagni modenesi vi è gente esperimentata e disposta ad ogni avventura, a Modena il fanatismo giunge a punti impensabili, e la campagna di odio e di sobillazione ha raggiunto più che altrove il parossismo.
    Alla proposta di giocare a Modena una carta degna di un partito, rivoluzionario, i molli sono rimasti in minoranza. Per la prima volta accanto a Togliatti non è comparsa l'on. Nilde Iotti (che pure è di queste parti) che si vuole eserciti una particolare influenza sul leader del Partito Comunista, tanto che da oltranzista avrebbe portato Togliatti ad essere in seno al Comitato Nazionale del Partito, il capeggiatore di quella corrente che vanta le maggiori affermazioni negli esperimenti del tripartitismo e delle alleanze a largo carattere così detto democratico.
    La corrente oltranzista conta una forte base in Emilia, tanto che a porre un freno a questa influenza sgradita a Togliatti, un anno fa il Segretario Regionale dell'Emilia Colombi, ritenuto notoriamente un duro, venne sostituito dall'on. Roasio, indicato e sostenuto dal sindaco di Modena Corassori e dal sindaco di Bologna Dozza, ambedue molto vicini a Togliatti. Tuttavia i Dirigenti Federali, infeudati ancora agli oltranzisti, avevano preparato il terreno adatto alla giornata del 9 gennaio iniziando una vastissima purga nel comunismo emiliano.
    Anche in Emilia il Partito Comunista si è appesantito tra il 1945 ed il 1947 di un numero notevolissimo di organizzazioni così dette fiancheggiatrici, create appositamente o conquistate con abili manovre. Naturalmente nei vari Fronti della Gioventù, nelle Alleanze Democratiche della Cultura, negli Uffici Turistici Giovanili, erano venuti inserendosi gli elementi meno fidati e gli oltranzisti, da tempo, stavano predicando che il Partito scaldava così, nel suo seno, la classica serpe. Infatti fino a che il partito potè pesare sui suoi iscritti col prestigio di una grande forza (influenzando così coloro che sono usi puntare sul cavallo vincente) finchè esso apparve come la grande «imperfettibile» macchina capace di tutte le meraviglie, finchè i gregari ebbero la possibilità di cullarsi in sogni di facili conquiste, nessuna preoccupazione di deviazionismi o defezioni, si affacciò alla mente dei maggiori dirigenti, ma quando i primi franamonti, i primi insuccessi clamorosi si disegnarono sempre più nitidi tanto da ingenerare il convincimento della casa che crolla, le Federazioni emiliane ricorsero ad un primo improvvisato arginamento. Come nei casi epidemici, il provvedimento iniziale fu quello di una effettiva profilassi. I molli credettero seriamente in quella campagna così detta «del rafforzamento ideologico» che, in alcune sue manifestazioni, raggiunse aspetti dalla più grottesca pacchianeria. Si trattava, in parole povere, di convincere i comunisti ad essere comunisti. Si credette così che rigettando i gregari nella posizione di catecumeni, si sarebbe potuto impostare più agevolmente un'azione educativa. Un errore, che sta già facendo le sue vittime tra i maggiori responsabili del P.C., fu appunto quello di iniziare, quando ormai era troppo tardi, questa campagna che si sviluppò nel momento in cui l'autocritica incontrollata stava provocando gravi e irrimediabili ulcerazioni al tessuto connettivo del P.C.
    E' questo il momento degli oltranzisti i quali pongono invece la soluzione del problema in altri termini.

Episodi alla Kravcenko

    I termini sono quelli di una radicale purga interna e si comincia proprio nel settore sindacale, dove più che mai si avverte la crisi del prestigio comunista. Il primo ad essere epurato è il sindacalista Giuseppe Ninzoli, membro del direttivo nazionale dei ceramisti, responsabile in sede nazionale del settore per la lavorazione delle piastrelle maiolicate. Il Ninzoli, iscritto al P.C. nella sua qualità di Segretario Provinciale del sindacato, durante lo sviluppo di una vertenza, viene a trovarsi in conflitto con i dirigenti massimi. Egli è subito dimesso d'autorità da tutti gli incarichi nazionali e provinciali e bollato come traditore. Tutto potrebbe essere finito come tante altre volte in silenzio o con una ritrattazione, ma invece il Partito si trova a fronteggiare un caso insospettato. Il Ninzoli convoca i giornalisti e racconta di una riunione-processo sul tipo di quelle narrate da Kravcenko. «Si è preteso, egli dice, che io redigessi e firmassi un o. d. g. di esecrazione e di condanna contro i miei genitori per avere essi invocato giustizia e reclamato la identificazione degli assassini di mio fratello Orlando (Orlando Ninzoli fu uno dei tanti prelevati dopo la liberazione). La mia indignazione — umana e logica — per tale assurda e criminale richiesta, ha segnato il principio della lotta che certi esponenti hanno condotto contro di me. Secondo i duri, io avrei dovuto rinnegare l'affetto ed il sentimento della famiglia, chiudendo ermeticamente l'animo ed il cuore, come se fosse mai possibile una tale inumana rinuncia. Del resto come si spiega che, dopo tanto fango, tutto sarebbe stato dimenticato dai compagni se io avessi fatto regolare ammenda di queste manifestazioni che hanno leso la ferrea intransigenza di alcuni dirigenti?».
    Com'è evidente il Ninzoli non mette il saio e neppure la cenere sul capo.
    La stessa cosa accade al Segretario dell'Associazione Combattenti e Reduci di Modena, Marino Rebecchi, espulso «sino a quando non saprà dimostrare di essere veramente degno di ritornare tra le file del partito». Anche il Rebecchi non va a Canossa, si presenta invece ai giornali, dice che l'espulsione a lui non fa nè caldo nè freddo e che non ha nessuna intenzione di ritornare in seno al Partito Comunista.
    I processi evidentemente non spaventano più i gregari. Anzi non è difficile trovare sui muri dei paesi foglietti come questi:

P.C.I.
Cellula di Salvarano

Il P.C. di Salvarano dichiara quanto segue:
Espulsione dal partito a carico del signor Montruccoli Candido.

MOTIVAZIONE

Il Montruccoli è sempre stato un elemento inattivo al Partito. Richiamato all'ordine perchè dava sospetti di collaborazione con la parte più reazionaria del paese egli rispondeva: di essere un compagno fedele al partito, ma non poteva fare a meno di praticare questi elementi perchè, il luogo dov'egli dimora lo induceva a far questo. Dopo poco tempo il Montruccoli si dichiarava apertamente dalla parte avversaria, lavorando insieme al sindacato crumiro. A tale punto il Partito non poteva tollerare e gli applicava la punizione dovuta e meritata. Egli si è pure rifiutato di consegnare la tessera che porta il numero 0344807. Comunque si consideri un cittadino qualunque. Il Montruccoli, tenga ben presente che nè oggi nè domani nè mai potrà far parte delle gloriose file del P.C.I.

COMITATO DI CELLULA

Firma P. Baroni

    Timbro Federazione comunista reggiana sezione di Montecavolo cellula di Salvarano.
    Sopra la marca da bollo di L. 3.
    Il prestigio del Partito Comunista se ne va sempre più in basso. La sua forza non esercita più nè suggestione, nè paura. Per ristabilire l'equilibrio occorre un atto di forza, un gesto clamoroso, un fatto che richiami l'attenzione di tutto il paese. Gli oltranzisti lo meditano, lo preparano. Arriverà con 6 morti. Sei morti, pesano...