Convenzione S.I.M.P.A. e danni di guerra

    Tornando alla convenzione del 1936, ho detto come essa, quale rinuncia all'esproprio non autorizzata legittimamente, dovesse ritenersi a tale riguardo non impegnativa per il Comune. Il Comune dice invece di averla fedelmente rispettata, migliorandone le condizioni a suo favore. Ma quest'ultima affermazione equivale, quanto meno, a riconoscere che fu fatta una transazione, transazione che non era di competenza né di un funzionario, fosse pure esso il Sindaco, né della Giunta Comunale, ma unicamente del Consiglio, che doveva poi sottoporla per l’approvazione alla G.P.A. (Art. 99/1 della legge comunale e provinciale).
    Fatta la transazione con gli eredi Orlandini, riconsegnando ad essi illegalmente area libera ed immobili ancora da demolire e occupati, nonché l'area già immessa e da immettersi in sede stradale, e anche quel suolo pubblico di via Lame che doveva ancora essere sclassificato, il Comune ritenne di avere data esecuzione alla convenzione ma, in effetto, l'aveva resa nulla e sostituita con una nuova convenzione in cui l'altro contraente non era più Orlandini, ma, di fatto, la Società Immobiliare Marconi per Azioni (Simpa) la quale già agiva — sia pure sotto altre spoglie — avendo concordato con gli Orlandini l'acquisto di tutti gli immobili oggetto dell'esproprio abbandonato e della convenzione del 1936. Così si spiega come potesse stipularsi il rogito Simpa-Orlandini il giorno appresso della delibera di riconsegna integrale adottata per me arbitrariamente dalla Giunta Comunale. Mi sorprese questo bruciar le tappe, tanto più che la delibera di Giunta (ammesso per ipotesi che avesse valore) non sarebbe divenuta esecutiva che dopo quindici giorni, salvo opposizioni.
    I contraenti si sono comportati con piena tranquillità, perché stipularono e registrarono immediatamente il contratto. Mi sorprese anche il prezzo della compra-vendita: 29 milioni e mezzo, quando, da informazioni raccolte in ambienti competenti, quell'area valeva più del doppio e mi risultava che i venditori non erano dei novellini in tatto di affari.
    Quindi, il Comune si trovò a trattare con un nuovo contraente col quale cooperò, fino a provvedere non troppo lodevolmente alla sistemazione di alcuni inquilini poveri, mentre gli aventi causa Orlandini s'erano impegnati a sistemare tutti gli occupanti del fabbricato, ciò che in effetto fecero solo in parte e con metodo già a suo tempo deprecato. Su questo punto non starò ancora a rammentare i crolli e la tana il cui ricordo non piace al Sindaco. Dice la relazione della maggioranza che vi fu una coincidenza di interessi fra la Simpa e il Comune, la Simpa per i suoi affari, il Comune per la volontà di vedere finalmente sistemata una zona e... per lenire la disoccupazione. Quanto alla disoccupazione, è notorio che a quell'epoca le imprese faticavano non poco per trovare dei muratori e molti appalti non poterono essere assunti per mancanza di mano d'opera specializzata.
    Ad ogni modo i rapporti del Comune verso la Simpa si spinsero fino ad avallare con una incontrollata dichiarazione a firma di un Assessore una richiesta di indennizzo per danni di guerra presentata dalla Simpa. Questa denuncia precisava in oltre undici mila metri cubi i danni subiti dagli immobili Orlandini, esattamente mc. 11.494, mentre il Comune, in qualità di proprietario aveva il 16 maggio 1944 denunciato un danno di circa mille metri cubi.
    Dopo la riconsegna integrale del 28 marzo 1950, l'ufficio tecnico comunale, con nota n. 3049 del 27 aprile 1950 a firma illeggibile di un Assessore, attestò alla sezione danni di guerra del Genio Civile che quei fabbricati erano stati per un terzo distrutti, per un terzo gravemente danneggiati e per un terzo indenni. Si osservi che il volume totale degli immobili era non di quindicimila metri cubi come afferma la relazione di maggioranza in fondo a pag. 12 ma di undici mila metri cubi, come da riferimento Ing. Vucetich del 1936, contenuto nella nota 20 febbraio 1953 dell'Ufficio Tecnico che la relazione stessa di maggioranza cita per avvalorare la propria tesi; e la denuncia della Simpa, che risulta superiore di 500 metri cubi allo stesso volume dei fabbricati, è avvalorata dalla dichiarazione fatta dall'Assessore nel 1950; ma siamo ben lungi da quei mille metri cubi regolarmente denunciati dal Comune il 16 maggio 1944, data dopo la quale nessun altro bombardamento fu effettuato sul centro cittadino. D'altra parte le indagini che personalmente ho svolte mi danno per giusta la regolare denuncia fatta dal Comune nel 1944. Risulta inoltre, dal riferimento dell'Ufficio Economato del 21 dicembre 1951, che in quegli immobili risparmiati dai bombardamenti trovarono modo di alloggiare ben 22 famiglie e 5 negozi e magazzini, oltre, aggiungo io, al negozio Italmoda e ai magazzini Calzolari che l'Ufficio Economato omise di elencare. Anche questa risultanza depone a favore dell'esattezza della prima denuncia presentata dal Comune. Ma vediamo cosa dice l’Ufficio Tecnico nella sua risposta del 20 febbraio 1953 alle mie osservazioni:
    « La denuncia del 1944 era un preciso accertamento di danni ad un edificio in consegna al Comune e quindi era stata fatta in base a dettagli e misurazioni in luogo»; L'accertamento del 1950 è stato fatto senza conoscere il precedente ed, aveva un carattere molto sommario». Mi sembra abbastanza chiaro!
    Ed ecco invece come la dichiarazione significativa e precisa dell’Ufficio Tecnico è stata riferita nella relazione di maggioranza della Commissione. Leggo il testo:
    « La denuncia dei danni di guerra dei 16 maggio 1944, in cui il Comune si qualificò proprietario» fu effettuata dal funzionario addetto all'edilizia comunale per puro tuziorismo e per quel complesso di metri cubi che fu prudenzialmente indicato in mille per assicurare al Comune il risarcimento dei danni verificatisi su quegli immobili che avrebbero potuto passare in proprietà del Comune in esecuzione della convenzione Orlandini. Tale misura, pertanto, non tenne affatto conto di tutti gli immobili Orlandini distrutti, ma solo di quelli che a quel tempo si poteva pensare suscettibili di trasferimento in proprietà comunale». Autentica! Ed è impressionante constatare quale fatica contro l'evidenza sia stata impiegata dal redattore della relazione per formulare una dichiarazione che giustificasse la enorme discordanza fra la prima denuncia del Comune e il secondo attestato dell'ignoto assessore che avalla la denuncia della Simpa. La dichiarazione della relazione di maggioranza non nega, ma anzi serve ad avvalorare l'opinione che sono giuste le concordanti denunce della Simpa e dell'Assessore. Ma su quali dati? Nient'altro, io penso, che sulla fiducia riposta in un Assessore che la Commissione non si è curata né di identificare, né di interrogare, come non si è curata di sapere chi fu il funzionario che «per tuziorismo» denunciò subito dopo il sinistro meno della decima parte del danno dichiarato sei anni dopo dalla Simpa e dall'Assessore. Tuziorismo, se mai, avrebbe indotto a denunciare qualcosa più del danno, non mai un decimo di esso; a parte che invece quella denuncia è esatta perché fu un preciso accertamento di danni rilevati sul fabbricato colpito e danneggiato. Appare alquanto singolare il tentativo di far credere che il funzionario tuziorista abbia potuto di sua testa stabilire quanti metri cubi di fabbricato avrebbero potuto un giorno passare in proprietà del Comune, mentre egli, nello stesso atto, qualifica il Comune già proprietario di quegli immobili.
    Ma andiamo, queste sono barzellette! E poi, chi ha detto ciò? Porse il funzionario che non è stato né identificato, né ricercato, né interrogato? E il riferimento dell'Ufficio Tecnico che ho letto dianzi? Io non comprendo come si possa da parte della maggioranza della Commissione arrivare a dire cose tanto avventate. Io vorrei che fosse presente qualcuno dei tanti sinistrati poveri che hanno penato per riavere le loro misere cose, vorrei che fossero presenti per udire con quale inconcepibile criterio sono stati dalla maggioranza trattati danni di guerra che, in forza di una semplice dichiarazione, potrebbero passare dall'ordine di centinaia di migliaia di lire all'ordine di milioni che lo Stato, cioè tutti i cittadini, dovrebbero pagare. E non mi dilungo su questo argomento perché potrebbero sfuggirmi parole molto dure che voglio evitare.
    Spero di essere riuscito comunque a far riflettere coloro che hanno apposto la loro firma alla relazione di maggioranza e di averli indotti a formulare almeno delle riserve.