Senza preamboli e peli sulla lingua

Franco Forni, allora ragazzino poi funzionario bancario

Due piccoli episodi riguardanti mons. Guido Franzoni e mio padre Ivo. Era l’inverno precedente l’inizio dei lavori per la costruzione dell’Opera “Fanin”. In una mattina festiva aspettavo mio padre all’altezza della porticina della Sede, quella che dava sulla piazza del monumento ai caduti. Praticamente assieme arrivarono dai due lati, Mon­signore e mio padre; si salutarono, poi, senza preamboli, a bruciapelo, don Guido gli domandò: “ Ivo, mi dai un contributo per quest’opera che stiamo iniziando e che riteniamo tanto utile per la comunità?” Mio padre non era un assiduo frequentatore della chiesa ma la rispettava assieme alle sue iniziative benefiche. Rispose: “Non ho dubbi sulla sua utilità, ma ne ho qualcuno sulla sua fattibilità. ” Monsignore cominciò ad illustrargli quello che aveva intenzione di fare, anzi, che con decisione avrebbe fatto. “Bene” di rimando rispose mio padre “avevo già sentito parlare del progetto, ne sono convinto e darò il mio contributo. Sarei però più sicuro del risultato finale se vedessi, fra coloro che si dicono vicini alla Chiesa, quello stesso slancio volontario e disinteressato che vedo presente in chi già lavora nella erigenda casa del Popolo”. Don Guido ribatté pronto che i cristiani non hanno bisogno di mostrare agli altri i gesti di carità e di aiuto che compiono. Qualche mese dopo assistetti ad un altro incontro sempre nel medesimo luogo e sullo stesso argomento. “Caro Ivo, vedi che le cose pro­cedono ed abbiamo ricevuto aiuti e promesse da tanti, ma ora per partire debbo cercare un costruttore valido. Tu ne conosci qualcuno da consigliarci?” Ad una domanda tanto diretta mio padre restò un attimo in pensiero poi rispose deciso: “Mario Fantoni: è un uomo quadrato e costruisce bene… un carattere difficile, ma mantiene sempre quanto promette. Piuttosto, vedo certi ‘movimenti’ attorno a questo cantiere con personaggi che secondo me si danno da fare forse più per prendere che per dare”. “Non sono cieco sai, - ribatté don Guido - ma l’importante è che la Casa Fanin proceda e in fretta. Alla fine tutti faranno i conti con la propria coscienza e con Dio.”