Come dirgli di no?

Giuseppe Bussolari, allora giovane universitario, poi dirigente

A un certo punto, verso la fine degli anni ’60, don Guido cominciò a chiedere al suo Arcivescovo di Bologna che gli inviasse degli aiuti, chiedendo in alternativa di essere trasferito in una parrocchia più piccola dove potesse adempiere completamente agli obblighi pastorali che sentiva propri di un parroco. Avrebbe desiderato, in particolare, che i sacerdoti delle piccole parrocchie attorno a Persiceto fossero invitati a costi­tuire una sorta di unità parrocchiale ante litteram con centro il capoluogo. Di fronte al diniego o alla sottovalutazione del problema da parte dei superiori, preannunciò formalmente le sue dimissioni. Per un certo tempo il vescovo ausiliario e vicario ge­nerale, mons. Baroni, suo amico d’infanzia, riuscì a farlo recedere dalla sua richiesta; quando giunse a Bologna il nuovo arcivescovo titolare, cardinal Poma, l’insistenza di don Guido di voler rinunciare alla parrocchia persicetana fu più risoluta e convincente (aveva un modo di chiedere a cui non si riusciva a dir di no) ed il cardinal Poma, pur sorpreso, alla fine accettò.