Presentazioni

Il Cardinale Arcivescovo di Bologna
La Chiesa non dimentica; non può dimenticare.
Ogni suo figlio è sempre presente nella sua vita, perché ciascuno contribuisce a definirne il volto e ad aiutarla nel cammino; ad aiutarla a vivere il Signore crocifisso e risorto.
Ormai da anni andavo ripetendo e suggerendo la necessità di non istituire distinzioni tra un momento e l’altro delle tragiche vicende vissute negli ultimi mesi di guerra e nell’immediato dopoguerra. E ciò soprattutto perché l’impegno della comunità ecclesiale e, in particolare, del clero in quella stagione fu mosso da un unico intento, rispose ad un’unica aspirazione. Anche la risposta, fondata sulla negazione della vita, fu identica.
Ben venga, quindi, dopo gli approfondimenti e le iniziative che hanno caratterizzato la presenza della Chiesa di Bologna in questi anni recenti nel pieno recupero del significato della sofferenza e del martirio, questa prima iniziativa dedicata alla presenza di don Enrico Donati.
Nella sua Lorenzatico e nella comunità ecclesiale di Bologna il suo sacrificio è sempre stato vivo.
Oggi, riportandone solennemente i resti mortali nella sua chiesa, riconosciamo che la sua dedizione non è stata vana, che ha contribuito a far maturare una nuova consapevolezza e avvia il cammino di una nuova stagione cristiana.
Ha subito, come molti altri di tempo in tempo, la violenza, ma non ha esercitato la violenza: per questo è per noi un segno di speranza.
L’onore che gli possiamo rendere si può cogliere nella nostra volontà di vivere l’urgenza del suo messaggio nella concretezza della vita di ogni giorno.

+ Giacomo Biffi
Cardinale Arcivescovo

Questo libro esce in concomitanza con la traslazione dei resti mortali di don Enrico Donati nella sua chiesa di Lorenzatico.
Sono trascorsi cinquant’anni da quando venne ucciso. Durante mezzo secolo la comunità di Lorenzatico non ha mancato, di tempo in tempo, di ritornare sull’episodio che ne caratterizza - insieme con il martirio di Giuseppe Fanin, nel novembre 1948 - la storia recente, oltre l’avvicendarsi delle generazioni e il mutare delle strutture. Le ragioni sono molteplici e di diversa natura. La prima risiede certamente nell’opera compiuta, anche se violentemente interrotta, da don Enrico Donati. Egli è il parroco che ha avuto l’onere di plasmare e rappresentare il suo popolo, integrando i nuclei famigliari nuovi, immigrati dal Veneto nei primi anni del secolo, con i nuclei familiari della tradizione di Lorenzatico. Lo ha fatto, facendo valere, come radice comune e cemento, i contenuti di fede. Una fede, quella vissuta e testimoniata da don Enrico, consapevolmente connessa con la vita della Chiesa di Bologna. Seguendone gli indirizzi e le prospettive è riuscito a formare le persone con le quali visse in comunione di vita quotidiana, avviandole, inoltre, a nuove aperture culturali e sociali.
E ciò è tanto vero che i parroci che gli sono succeduti - don Antonio Pasquali, dal 1945 al 1983, don Angelo Zenato, dal 1983 al 1989; don Stefano Scanabissi, dal 1989 al 1993, lo scrivente - ne hanno solo agevolmente riconosciuto l’opera, ma, di più, hanno voluto realizzare i suoi desideri, i programmi che aveva immaginato ed elaborato insieme con la sua gente, per fare della casa del Signore una sede di incontro sempre più accogliente, sempre più visibile e vicina. Una sede di incontro come la voleva lui: di incontro nella preghiera comune di invocazione a Gesù; di incontro nella riflessione sulla dignità di ciascuno e di tutti; di incontro per la formazione soda e serena alla vita del tempo.
La seconda ragione risiede nella durata del suo insegnamento. In quella percezione che ebbe, fino alla sua triste fine, di contare non per quello che era, ma per quello che il Signore lo aveva chiamato e chiama ciascuno di noi, nella libera scelta e determinazione di ciascuno, a corrispondere alla volontà del Padre.
Il credo di don Enrico Donati - è questa la terza ragione e cominciamo a riscoprirla ora per accingerci ad appropriarcene in modo completo e definitivo - al servizio dei fratelli è stato, al fondo, la causa vera della sua fine terrena. È anche, come dicevo, il fondamento della sua memoria. Quel 13 maggio chi volle spegnere una vita non aveva calcolato bene le conseguenze. Pensava che tutto sarebbe finito. Invece, tutto stava per cominciare, anzi tutto era destinato a continuare, perché oltre alla paura, le intimidazioni, la sua gente ha continuato ad amare la vocazione di don Enrico e sempre più a riferirsi alla sua testimonianza, per accoglierlo nuovamente in un abbraccio, che è il segno della speranza che non muore.
La sua gente non ha mancato di collaborare a questo volume, che è soprattutto opera dei parrocchiani di San Giacomo di Lorenzatico e di San Biagio di Zenerigolo.
Il ringraziamento di tutti, e in particolare il mio, per la piena disponibilità va a: Silvana Capponcelli, Elisabetta Maestrello, Vincenzo Capponcelli, Antonio Ciano e Ivo Nicoli, che hanno collaborato alla copiatura dei testi su dischetto; Alessandra Pancaldi, che ha contribuito alla ricerca dei documenti sui bollettini diocesani; Mara Bergonzoni, Deanna Marchi, Marco Righi e Vito Rigliano, che, con molta attenzione, hanno corretto tutti i testi.
Questo volume è giunto a compimento anche con il servizio generoso di persone residenti in altre parrocchie: Maria Rosa Scardovi, che si è adoperata a trascrivere, dal testo originale di don Enrico Donati, la cronistoria; Greta Taddei, Daniela Nannetti, Giuseppe Ciano e Andrea Scagliarini, per la copiatura dei testi su dischetto.
Un grazie davvero grande desidero rivolgerlo a Floriano Govoni, che con competenza e professionalità ha proceduto al riordino grafico di tutto il testo.

don Enrico Petrucci