Seconda parte

    Quello religioso è l'aspetto meno piacevole di un argomento già poco piacevole, dato che è più facile vedere i torti altrui e confessare quelli in luogo dei nostri, quasi fosse una svalutazione dei valori cristiani il dichiararci inadempienti verso di essi.
    Che l'esempio tenga meno della parola e che la cristianità ci perda se ha il coraggio di accusarsi davanti a un mondo, che non solo le conosce le nostre colpe, ma che dalle nostre reticenze viene invogliato a moltiplicarle ?

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    I socialcomunisti son gente nuova, anche se nel Delta sono divenuti presto la maggioranza. I cristiani c'erano prima che quelli fossero, e avevano occhi per vedere l'asciutto che veniva formandosi e l'accaparramento di esso da parte di pochi e l'abbandono in cui venivano lasciate le plebi cristiane, che da ogni terra confinante affluivano nel Polesine, guidate da miraggio di trovarci un boccone di terra.
    La sollecitudine delle Chiese di Adria, Rovigo, Chioggia, Comacchio, Ferrara, Cervia, Ravenna sono palmari, come lo sono gli accorati appelli dei loro Pastori.
    Potete pensare che Vescovi e Parroci, che vivono e condividono l'estrema povertà della loro gente, rimangano indifferenti di fronte alla ingiustizia che si accumula sulle spalle di essa? Si dovevano muovere, non foss'altro che per le conseguenze morali e religiose che la miseria si porta dietro e che gridano da sole, anche se nessuno le assume.
    Sarebbe bene che qualche solerte raccoglitore di memorie ecclesiastiche, invece di occuparsi di notizie inutili, compilasse le testimonianze delle Chiese del Delta, non per farne un documento di propaganda, ma per non lasciarsi sorprendere dalla propaganda avversaria.

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    Dal poco che ho visto e sentito, mi pare che le autorità ecclesiastiche, lasciando in disparte per un momento i motivi di giustizia, non abbiano particolari ragioni di tenere il sacco alle imprese del capitalismo agrario: il quale, smesso perfino il vecchio accorgimento di tenersi amici almeno i preti elargendo loro le solite briciole, si è mostrato qual è in realtà, avverso alla Chiesa più di quei di sinistra, e avaro a tal punto da sottrarsi ai piccoli impegni che gli Estensi, per fare un nome, hanno sempre mantenuto.

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    Chiudo l'elenco per non lasciarmi troppo occupare da un giudizio indignato e sdegnato, condiviso però da tutti i miei confratelli del Delta, che ho trovato prodigiosamente presenti e fiduciosi, proprio per questa trascuratezza, che li onora davanti a tutti e li mette interamente a disposizione dei poveri.
    Potrei fare nomi, tanti e cari nomi, se non temessi di offendere la loro umile e piena devozione, che va sorretta senza distoglierla da quel suo rimanere anonima e poverissima, come anonima è la pena di quel mondo, che pure ha un volto che ci rimprovera senza parlare, e che con la sua silenziosa mansuetudine ci condanna senza appello.
    I comunisti, che pure non nutrono eccessiva tenerezza verso il prete e lo osteggiano anche laggiù, ove è in linea coi poveri, non osano insistere sulle collusioni fra il prete e il capitalista, il quale teme di più l'opposizione silenziosa del Sacerdote che la dimostrazione clamorosa del comunista.
    Come non voler bene ai preti del Delta, che a differenza di molti agitatori politici, i quali vengono, parlano e poi se ne vanno, vivono a uscio a uscio con la povera gente, bevono la stessa acqua torbida del Po, pestano lo stesso fango e sono retribuiti allo stesso modo e che non hanno neppure il conforto di vedersela intorno la loro gente, neanche la domenica?
    Certe statistiche, che non voglio riportare, danno a questo abbandono domenicale un peso disumano, quantunque la propaganda irreligiosa non sia ancora riuscita a sradicare interamente il prete dal cuore dei braccianti.
    Atei o no, gli stessi capi socialcomunisti non dovrebbero escludere dalla loro pietà questi testimoni di una fede, che può anche non essere condivisa, ma che e sacrilegio negare.
    O forse che ne avvertano la dignità e ne rimangano sconcertati e attacchino per non cedere alla tentazione di un qualunque riconoscimento?
    Sarebbe tempo di chiudere la vecchia storia dell'alto e del basso clero, di grasso e magro: dappertutto, ma specialmente laggiù, dove non ci sono soltanto dei preti dei poveri, ma preti e vescovi poverissimi.
    Quando si amano i poveri, non si fanno distinzioni tra i poveri.

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    E per giunta i preti del Delta sono anche pochi, specialmente in quel di Comacchio, la più povera delle Diocesi, con un capoluogo che credo sia il concentramento della miseria del Polesine.
    Non è un miracolo se in tale estremo abbandono vi imbattete ancora in tempre salde e audaci e fiduciose?
    Al loro apparire, le case più infelici si aprono subito e la gente ci viene incontro cordialissima, documentando con un sorriso la simpatia che accompagna il prete là dove egli può mostrare soltanto delle mani vuote in un cuore colmo di pietà.
    Bisogno però aiutarlo a rimanere, aiutarlo subito, alimentando la sua pietà con aiuti materiali e spirituali, togliendolo, non dalla povertà che è la sua gloria, ma dall'abbandono in cui vive, col restituirgli la comunione commossa e operante della cristianità.

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    Mentre si parla tanto di zone depresse convergendo su di esse l'attenzione e le risorse del Paese, non sarebbe giusto che i Cattolici italiani, specialmente di quelle diocesi che dispongono tuttora di larghe risorse, facessero posto alle urgenze delle povere diocesi del Delta? A due passi c'è il cattolicissimo Veneto, con dovizia di Sacerdoti, di conventi e di energie cattoliche. La Lombardia e l'Emilia sono pure terre padane e con un benessere invidiabile; e nessuno si prende a cuore il Delta.
    I comunisti seppero richiamargli intorno l'attenzione di tutti i loro, ponendo il problema come una spina nel cuore della Nazione: il Governo ha creato l'Ente della Colonizzazione del Delta: i cattolici si accontentano di coltivare ognuno il proprio orto, e, se richiamati da qualche voce importuna o impaziente, trovano, per non intervenire al banchetto della carità, scuse anche più ragionevoli degli invitati della parabola.
    Il nostro particolarismo minaccia la nostra cattolicità, come il nostro star bene ci impedisce a poco a poco d'avvertire lo star male degli altri e di riconoscere come uno spreco il provvedere costosamente a certe opere di culto che rimangono sterili appunto perché offendono l'estrema povertà dei nostri fratelli del Delta e di altre zone.

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    Se l'Azione Cattolica, al posto di certe sue campagne, di cui non si mette in dubbio il significato spirituale, ponesse, una volta tanto, la sua attenzione sul Delta, non solo per organizzare predicazioni parrocchiali, ma per aiutare quelle parrocchie a nascere e a vivere un po' meno desolatamente, non perderebbe il tempo, né la vocazione, né la missione. Direi che i suoi figlioli più vivi si sentirebbero veramente a loro agio in un impegno del genere, che li toglierebbe dall'umiliazione che spesso ci viene addosso, confrontando le nostre preoccupazioni con quelle degli altri.
    Un pellegrinaggio nazionale a Pomposa con una punta fino a Comacchio per vedere col cuore come si viva tuttora in terra cristiana e come costi laggiù la testimonianza cattolica, non smorzerebbe gli entusiasmi, ma darebbe ai cristiani quella serietà e quella dignità che sola ci può rendere rispettabili e rispettati dagli stessi avversari.
    Più in là nel chiedere non oso andare per un dovere di misura e di disciplina: ognuno però, dietro l'indicazione appena avviata, può domandarsi se convenga provvedere al superfluo delle nostre opere, quando, a pochi chilometri, ci sono popolazioni e Chiese in condizioni disperate.
    I cattolici italiani, organizzati o no, non possono rimanere estranei o addossare al Governo il risolvimento del problema, pesando a loro volta sull'Ente di bonifica con inconsulte richieste.
    Se poi, col pretesto dell'anticomunismo, trovassimo che si esagera anche da parte dell'Ente e ci si mettesse a fare l'avvocato degli agrari, un'opinione di tal genere provocherebbe una frattura irrimediabile e renderebbe impossibile il già arduo lavoro di evangelizzazione del Polesine, e vana la stessa riforma fondiaria.
    Infatti, come è giustamente intesa, essa ha un bisogno d'incontrare sulla sua strada l'accordo e lo sforzo convergente delle attività cattoliche italiane per l'elevazione cristiana dei braccianti.
    Si tratta di restaurare la famiglia mentre le si costruisce la casa: di ravvivare le energie con le iniziative personali mentre si dà al bracciante una sua terra da lavorare: di farlo respirare da uomo in una visione religiosa che sorregga il suo sacrificio mentre lo si avvia verso una redenzione integrale.
    Se viene meno questa elevazione, che solo la Chiesa può dare al Delta, l'Ente, benché animato da preoccupazioni e intendimenti cristiani, lavorerà per il comunismo. Chiunque non possiede l'animo del popolo, anche se dispone del potere e di mezzi economici larghissimi, non potrà mai dar vita alla Riforma.
    I comunisti ne sono così sicuri che ne lasciano agli agrari l'opposizione giuridica e politica, riservandosi la cura d'anime, allo scopo di immunizzare i braccianti contro le beneficile influenze del nobilissimo tentativo.
    Se gli sforzi della cristianità non verranno ridestati e coordinati tempestivamente, se il lavoro dell'Ente di colonizzazione rimarrà isolato, bisognerà rassegnarsi fin d'ora alla perdita di una popolazione che si è buttata di là perché di qua nessuno o troppo pochi le hanno spalancato il cuore e dato una mano.

7

    Un giorno — son passati mille anni — non fu così. Ne fa fede Pomposa in un modo così violento che chi giunge davanti alla Basilica, dopo aver visitato il Delta, se è cristiano, ne rimane schiaffeggiato.
    Allora, la Chiesa era davanti, e il popolo seguiva volentieri gli «uomini di Dio» che bonificavano la terra per aprire la speranza del cielo.
    Il Campanile è rimasto, ma senza voce: la Basilica è rimasta, ma senza fedeli: il Chiostro è rimasto, ma senza monaci, come è rimasto il duro del lavoro ma senza speranza, come è rimasta la terra ma senza equità.
    La missione della cristianità italiana dovrebbe cominciare da Pomposa. La Madonna del Delta non sopporta più di vedersi guardata come un oggetto di museo, e la sua grande casa vuota offende la sua materna carità.
    Se i Benedettini non si sentono di riprendere il loro posto di pionieri accanto ai braccianti del Polesine, altri salgano in cantiere ma con animo così distaccato da ogni riguardo e da ogni considerazione temporale che ci sia luogo nel loro cuore unicamente per la pietà.
    I nostri braccianti non sono ancora del tutto sordi alle voci di una Religione, che acconsente al povero, e si fa amore per restituirgli la speranza.
    Nella loro agonia Cristo è in attesa che qualcuno dei molti che dicono di volerGli bene, Gli renda testimonianza lungo la strada che scende da Pomposa a Comacchio, da Pomposa a Chioggia, come gliela rese un giorno il Samaritano lungo la strada che scende da Gerusalemme a Gerico. Poiché questa è la consegna, che nessuno può cambiare: «Va e fa anche tu lo stesso».