Non mi metto al tavolo per scrivere e perder tempo ma per riparare al male che ho fatto e che sento il dovere di cancellare dalla mia vita,
Per sette anni ho prestato la mia attività nel p.c.i., ora cosciente ed ora incosciente di quanto facevo: cosciente, quando agivo sapendo di agire male e contro i miei stessi principi cristiani; incosciente, quando, accecato dalla politica comunista, agivo come una macchina, mossa dalla sottile e velenosa propaganda comunista.
Quanti giovani sono caduti, come me, nelle maglie di questa politica! Quanti giovani io stesso ho portato fra queste maglie! Quanti ne ho influenzati ad entrare! Tanti altri giovani come me, sono entrati nel partito perchè credevano veramente che facesse gli interessi della gioventù lavoratrice, perchè abbagliati dalle parole dei capi: «Pace, lavoro e libertà».
Oggi, dopo sette anni, tiro le somme: sette anni di sacrifici inutili, fisico rovinato, mente avvelenata da una politica falsa e brutale, che ha tradito proprio quel trinomio: «Pace, lavoro e libertà».
Eravamo nel 1945. L'Italia usciva dalla tempesta della seconda guerra mondiale e dalla guerra civile. Tutto era da rifare, ogni cosa era sconvolta. Sulla scena politica apparvero come predoni, i partiti. ognuno dei quali sbandierava un programma somigliante: «Ricostruzione, Lavoro, Benessere, Pace». Accanto a questo o a quel partito c'erano alcune organizzazioni fiancheggiatrici, fra le quali il Fronte della Gioventù, dal quale fui attratto.
Il F. d. G. aderiva alla linea politica del partito comunista italiano ed aveva come programma: «La difesa e l'avvenire della gioventù italiana».
Mi iscrissi al F. d. G. e ne divenni subito un attivista.
In seguito, per la mia instancabile attività fui eletto consigliere del gruppo Walter Tommasini. La sede del Fronte aveva i locali nella sede della sezione comunista Bruno Monterumici. Fu motivo per prendere contatto con alcuni giovani iscritti al partito comunista italiano e di lì a poco anche io mi iscrissi al partito.
Dedicai prima la mia attività fra i giovani comunisti, poi passai alla stampa e propaganda in qualità di responsabile. In seguito divenni membro del comitato di sezione.
I dirigenti mi stimavano molto per la mia indefessa attività. Nei pochi mesi che rimasi in quella sezione la diffusione della stampa aumentò in tutte le pubblicazioni. I dirigenti della Federazione provinciale presero a ben volermi e ad additarmi come esempio agli altri.
Tengo ancora un diploma di merito, firmato dall'allora segretario provinciale Albertino Masetti.
Cambiando il posto di lavoro dovetti anche cambiare la sezione del Partito.
Ogni iscritto al partito comunista appartiene alla sezione che si trova nella zona della fabbrica in cui lavora.
Fui assunto al buffet della stazione in qualità di cameriere. La cellula buffet-stazione appartiene alla sezione Sergio Galanti, alla quale rimasi iscritto fino alle dimissioni.
La mia attività politica si è quindi svolta tutta in quella sezione, nella quale ero stimato ed amato da tutti per la mia onestà, rettitudine morale e costante attività.
Da un anno e mezzo facevo parte del Comitato Direttivo della sezione ed ero membro della Commissione stampa, della quale sono stato anche il responsabile e l'animatore per tutto questo periodo.
Sono convinto che ancora oggi i compagni, che componevano la commissione stampa e la segreteria della sezione, sono costretti ad ammettere il buon funzionamento della commissione nel periodo della mia direzione.
Sarà stato un colpo al cuore per loro avermi perso. Lo so. Ma Dio ha voluto così.
Dal 1947 al 1952 sono stato segretario della cellula della cooperativa Albergo Mensa e del Gruppo comunista: «Lavoratori Albergo Mensa», di Bologna. Anche in questa responsabilità mi sono guadagnato la stima e la fiducia dell’intero apparato federale. In un pranzo fui presentato a Togliatti, Longo, Secchia e Walter Audisio, e ad altri dirigenti nazionali del partito come un esemplare militante comunista.
Ho partecipato a congressi e convegni nazionali o provinciali di partito del sindacato e della cooperativa comunista, in qualità di delegato.
Ho esplicato incarichi di fiducia nel partito, guadagnandomi sempre molti elogi. Soprattutto mi son guadagnato la stima e la devozione della base politica che sempre mi è stata cara e mi rimane cara, perchè in essa vi sono tanti onesti operai desiderosi di un «mondo migliore», più giusto e umano. Questi giovani e vecchi operai hanno bisogno di luce, ed io per loro scrivo affinchè vedano nella luce di Dio la loro Redenzione.