1) È vero che nel P. C. c'è democrazia?
No, nel partito non c'è democrazia, ma ferrea disciplina, che crea una ferrea dittatura. Ogni iscritto deve sempre sottomettersi agli ordini del partito (essi preferiscono dire «direttive»). La base del partito non partecipa alla direzione e alla formulazione della politica del partito, che viene sempre imposta dall’alto e fatta accettare dal basso mediante i più zelanti attivisti.
2) Come mai ogni anno il P. C. dice che ingrossa le sue fila?
È una menzogna. Ogni anno il partito perde migliaia di iscritti . Molti lavoratori non rinnovano la tessera per svariati motivi. Vi sono altresì dei nuovi iscritti, i quali provengono quasi sempre da ambienti o da organismi di tendenza o di direzione comunista.
3) Sono buoni i rapporti fra la base del P. S. I. e del P. C. I.?
No, cattivi. I Comunisti sono accusati di aver votato l'articolo 7 a favore della Chiesa, di aver rubato al P. S. I. seggi al Parlamento col famoso e fumoso Fronte democratico Popolare, e di fare da padroni nel loro partito. Per definire un cattivo comunista si dice: È un comunista socialista.
4) La base del partito fa una intensa vita di partito?
No, la base del partito non fa vita politica. Questo è il richiamo che sempre fanno i dirigenti: «Alla base del partito non c'è vita politica». Alle riunioni degli attivisti (quindi dei migliori), che si tengono nelle sezioni ogni quindici giorni, si riuniscono appena una ventina di compagni su un attivo di circa duecento dirigenti di cellula (questo per quanto riguarda la mia sezione, che è la prima di Bologna). Tutte le sezioni hanno la stessa fisionomia.
5) Come si spiega la riuscita delle feste dell’Unità?
Quando si tratta di feste è un’altra cosa. In verità il P. C. sa organizzare bene le feste popolari. A organizzare e a far fatica sono sempre pochi e sempre quelli; io ne so qualcosa.
6) Come vive il P. C. I.?
Si dice coi proventi delle quote mensili, con le oblazioni e sottoscrizioni degli iscritti o simpatizzanti e signoroni compromessi. E con qualcosa che viene dal di fuori.
7) I rapporti tra P. C. I. e C. G. I. L. sono buoni?
P. C. I. e C. G. I. L. sono la stessa cosa. Ogni azione della C. G. I. L. viene prima discussa dal partito, che ne da l'orientamento politico, sindacale, organizzativo. Ogni agitazione o sciopero è prima discusso nelle sezioni fra gli aderenti al P. C.
8) Le cooperative che fanno capo alla cosiddetta LEGA NAZIONALE DELLE COOPERATIVE, sono veramente autonome?
No, non sono autonome, lo sembrano e le fanno passare per autonome. I consigli di amministrazione di queste cooperative vengono prima studiati all'ufficio cooperativo del P. C. I. presso la federazione e la sezione. Poi i nomi dei possibili eleggibili vengono discussi in riunioni politiche tra i soci comunisti e socialisti (i socialisti raramente sono chiamati). La rosa dei nomi approvata in queste riunioni è poi presentata all’assemblea dei soci e, per mezzo della propaganda dei comunisti, viene accettata.
I nominativi degli stessi scrutinatori delle schede sono fatti dal P. C. I. e portati all'assemblea nella stessa maniera usata per la elezione del consiglio. Questo è anche il sistema per l'elezione dei consigli nei sindacati, con la differenza che l'elezione dell’esecutivo camerale è fatta a voto palese, cioè per alzata di mano o per acclamazione al congresso provinciale camerale. Quasi tutti i singoli sindacati adottano il voto segreto con lista unica obbligatoria detta di unità sindacale.
9) C'è democrazia in queste cooperative?
La risposta a questa domanda è troppo lunga. Vorrebbe essere illustrata con piccoli fatti, che dicono per l'appunto che la democrazia non sfiora neppure la vita interna della cooperativa. Con la parola democrazia, i dirigenti delle cooperative, come in generale tutti i capi comunisti, se ne sciacquano solo la bocca.
10) Che cosa è la tanto decantata critica e autocritica che esiste nel P.C.I.?
Sarebbe l'esame di coscienza del comunista. Serve per criticare se stessi, il lavoro proprio, e quello compiuto da ogni altro iscritto al partito. Il partito considera la critica e l'autocritica come la cosa più seria di esso. Per me è la cosa più cretina, in quanto la libertà di criticare se stessi esiste, ma quella di criticare il partito e i dirigenti, no. Non ho mai sentito criticare la linea del partito da nessun dirigente, anche se in alcuni casi si è dimostrata rovinosa.
11) È vero che all'A.P.I. si insegna ai bambini una vita immorale?
La mia conoscenza personale non mi permette di dare una risposta esauriente e precisa. Anche ammesso che il P.C.I. non insegni direttamente ai bambini dell'A.P.I. una vita immorale, tuttavia il contatto con gente anziana e giovane, che parla e si comporta male, ha una grande influenza sulla formazione morale del ragazzo. L'A. P. I, è costituita per tenere lontani i bimbi dalle «insidie» del clero e per educare questi bimbi agli ideali socialisti.