(Adattamento del salmo 68)
Le acque mi sono giunte fino all'anima:
salvami, o Dio!
Sono affondato in un tremendo pantano, ove
non c'è da fermare il piede:
tirami fuori, o Dio!
Sono accampato tra due acque, l'una torbida,
amara l'altra:
dissetami, o Dio!
Soffia il vento, si aprono gli abissi, salgono
le acque e tornano indietro
non mi sommerga la corrente, o Dio!
non m'inghiottisca il gorgo, o Dio!
Guardo tanta terra e non ho niente:
lavoro tanta terra e non ho niente,
e chi ha molto mi costringe a restituire anche
quello che non ho tolto:
lasciami almeno ciò che è tuo, o Dio!
Sono divenuto un estraneo e un
forestiero sulla mia terra:
sparti le valli che son tue, o Dio!
Da anni ho aspettato chi mi capisse, non è
venuto nessuno:
da anni ho aspettato chi mi facesse giustizia
e non si è fatto avanti nessuno:
fammi giustizia Tu, o Dio!
Ora non so più neanche gridare, la mia gola è riarsa:
accostati, o Dio, e ascoltami bene: riscatta
la mia terra, dammi una casa, fammi lavorare,
fammi campare.
Tu che ascolti il gemito dei poveri, accostati
un po' di più, mentre chiudo senza voce
la mia preghiera: salva la mia anima,
salvala dall'odio, perché desidero presto venire
a riconoscerti e a benedirti, insieme ai miei
figli e ai miei compagni, nel Tuo Santuario
di S. Maria in Pomposa, dove Tu vigili e
coaguli le terre, sproni gli ignavi e condanni
i rapaci, proteggi i poveri e liberi gli oppressi,
e prepari, per uomini nuovi, cieli e
terre nuove.
Amen.