Ascolto talune voci dei più accaniti avversari del Cristianesimo. Come essi la sentono la funzione sociale della Chiesa?
BLANQUI: «Ci sono delle questioni di economia politica le quali restano insolubili fino a che la Chiesa non ci metterà le mani. L’istruzione popolare, la giusta ripartizione dei profitti del lavoro, la riforma delle prigioni, il progresso dell’agricoltura e molti altri problemi non riceveranno una soluzione completa che per mezzo dell’intervento della Chiesa. È giusto del resto che sia così. Essa sola può, infatti, risolvere bene le questioni che essa sola ha bene impostate. (Histoire de l’Economie Politique, Paris 1837, presso De Clercq., Les doctrines sociales catholiques en France, I, p. 35, 1905).
BLANQUI: «Senza il principio della uguaglianza davanti a Dio, la schiavitù greca e romana infesterebbe ancora il mondo, i deboli sarebbero alla mercé dei forti...». (Ivi. p. 113 s. ).
PROUDHON: «La questione sociale è già sollevata; ma essa erra qua e là come una teoria senza principi: bisogna impadronirsene, ed approfondirla in tutta la sua verità. Predicata a nome di Dio, consacrata dalla voce del sacerdote, essa si diffonderà rapidamente come una folgore». (L’Eglise et la révolution, presso Nitti, Il socialismo cristiano, Torino 1891, p. 247).
SAINT-SIMON: «La religione deve dirigere la società verso lo scopo essenziale del miglioramento, quanto più rapido possibile, della sorte della classe dei più poveri». (Nouveau Christianisme, Parigi 1870. 99).
KOULISCHER: «I principi della giustizia sociale, della grandezza del lavoro, dell’amore del prossimo, della nobiltà della povertà, della uguaglianza degli uomini sono contenuti nella dottrina cristiana. È pure incontestabile che, sotto questo rapporto, il Cristianesimo ha giocato un ruolo assolutamente di primo piano nella genesi del socialismo ed ha fortemente impregnate le dottrine e le aspirazioni socialiste». (da Cahiers de l’Eglantine, Bruxelles 1933, N. XVII, p. 11).
JOLY M. H.: «Che Veuillot abbia visto nelle speranze cristiane un rimedio più efficace che nelle teorie comuniste, in ciò egli aveva certamente ragione. Ma arrestarsi là è forse sufficiente per chi ha la pretesa di discendere nella mischia umana e agire sui destini del proprio paese? Rassegnarsi per se stessi è cosa assai buona; rassegnarsi per gli altri è cosa meno buona, tanto meno buona quanto il richiedere troppa pazienza a coloro che sono oppressi è incoraggiare l’egoismo e la durezza degli oppressori.... Bisogna studiare le leggi economiche e cercarvi i mezzi di migliorare la sorte del maggior numero di gente...». (Le socialisme chrétienne, 226, presso M. Rigaux, Est-il vrai que l'Eglise s'en désintéresse?, Paris 1935, p. 136).