Rileggiamo insieme un impegno di Togliatti nel 1948:
«L'ideologia che ci ha guidati e che ci guida nel determinare le nostre posizioni è l'ideologia marxista... Sarebbe strano che si chiedesse agli uomini che dirigono il nostro partito che non si rivolgessero più, come a guida sicura, a Marx, a Engels, a Lenin, a Stalin... Due sono le direttive del partito: prima, seguire la linea ideologica di Marx, Engels, Lenin e Stalin; seconda, attuare in Italia un regime sul modello di quello russo».
Dunque il P.C.I., per dichiarazione esplicita del suo capo, si proponeva di tradurre in Italia il regime di Stalin 1948. Lo Stalin che uccideva gli innocenti (Cfr. l'Unità 15-3-1956), che ingannava i lavoratori (ivi), che favoriva i cadreghinisti (ivi), che non rispettava lo Statuto (ivi), che si faceva adulare (ivi), che falsificava i fatti (ivi).
E pensare che, con questo programma, Togliatti era riuscito a presentarsi e a farsi credere difensore dei lavoratori, della libertà, della verità, della giustizia! Quale infamia più abominevole di questa? Approfittare dell'impossibilità che i lavoratori hanno di informarsi, per imbrogliarli. Una frode ai danni di inermi. Se nel 1946, o nel 1948, o nel 1953, il P.C.I. di Togliatti avesse vinto le elezioni avremmo avuto in Italia il regalo di un metodo assassino, carrierista, falsificatore, imbroglione.
Tu, lavoratore, fa pure come credi. Certo è che ti riabiliteresti se avessi il coraggio di buttare a mare quei dirigenti che ti hanno così vilmente ingannato, facendoti esaltare un assassino.
Oggi, dopo tanta vergogna, osano dirti che loro sì che hanno coraggio: perché maledicono il cadavere di un assassino cui diedero mano quand’era vivo!
Non ci si puliscono le mani che grondano sangue di lavoratori, con una mozione a chiusura di un Congresso.
Chi ha fatto male deve pagare: è legge inevitabile della storia di tutti i tempi.
E, prima o poi, anche coloro che hanno aiutato gli assassini nei loro crimini, dovranno pagare.
Perché la giustizia deve trionfare.