Ancora testimonianze. Come un inesauribile accavallarsi di documenti: perchè anche i ciechi vedano. Sono parole segnate, sillaba a sillaba, da testimoni oculari.
E la garanzia della verità di quello che affermano è incisa sulle loro carni. Coi caratteri dei carnefici rossi.
Sono come il racconto dei reduci. Il reduce ha diritto di essere creduto. Ogni reduce. Specialmente, poi, quelli che erano partiti con l'animo traboccante d'amore; che volevano dire ai fratelli vincolati ancora ai temi stanchi del paganesimo politeista la parola franca, liberatrice di Gesù, per seminare l'idea dell'uguaglianza nella fraternità fra gli uomini tutti; che aspiravano al privilegio di potere aiutare materialmente anche quei fratelli sventurati.
Quelle speranze, quei desideri essi hanno tradotto in realtà tangibili. La enorme fioritura di Asili Infantili, di Ospedali, di Scuole, di Orfanotrofi ecc, sta come pilone indicatore del cammino dei testimoni di Cristo fra quei popoli ove hanno amato e sofferto.
Il loro è un camminare benefico.
Ovunque.
Il tema della difesa dei deboli li ha trovati sempre in primissima linea. I nostri testimoni sono fratelli di coloro che — Europei — hanno versato il sangue per la libertà del popolo Cinese. Ed essi stessi hanno pagato di persona: nei giudizi popolari e nelle carceri.
Hanno diritto di essere creduti. Perchè hanno veduto. Perchè hanno amato. Non le armi o la propaganda politica li avevano condotti in terra d'Asia; ma la chiamata di Dio ve li aveva trascinati e il bisogno di rendere partecipi anche quelle genti della gioia serena, che ardeva nel loro cuore. Per la pace nella fraternità. Per la fraternità nell'uguaglianza.
Il reduce io l'ascolto sempre con rispetto.
E con ammirazione.