Potremmo riassumere noi, per la nostra viva partecipazione alle cose e agli avvenimenti, con parole nostre: per fare un quadro bene ordinato e progressivo di quelle scene asiatiche. Pensando però al valore aumentato della testimonianza, per l'aumentato numero dei testimoni, lasciamo che parlino loro.
Dato che essi parlarono e scrissero senza uno scopo dimostrativo organico, mancherà il progresso logico nelle descrizioni.
Ci sarà tuttavia l'odore fresco della testimonianza vissuta.
«Nell’agosto 1949 i Comunisti occupavano Siang-Tan nel Hunan.
Da principio si mostrarono gentili ed educati. Predicavano l'uguaglianza, l'amore fraterno e la libertà di religione. Molti cristiani rimasero ingannati e si fecero involontariamente loro propagandisti per l'identità, dicevano, della dottrina comunista con la religione cattolica».
«Da principio fummo lasciati con una certa libertà e non ci furono attriti, anzi, per loro era come se non esistessimo. Soltanto io ebbi a che fare con i comunisti più tardi, quando dovevo chiedere permessi per uscire di città. Essi mi rispondevano: «Noi abbiamo l'obbligo di difenderti e in giro ci sono ancora tanti briganti che potrebbero farti male, quindi è meglio non uscire».
«La città ove mi trovavo fu liberata nell'agosto del 1949 e si può dire che fino verso la metà del '50 nessuno ha potuto conoscere il loro vero volto, mentre quasi la totalità della gioventù fu insensibilmente ingaggiata nei loro ranghi. Ci fu predicata l'uguaglianza e la fratellanza universale, la distribuzione equa dei beni e delle terre, la libertà di pensiero e di parola, la libertà di religione, e fummo portati a credere che il comunismo non era poi così disastroso come qualcuno ce lo aveva descritto, o perlomeno che il comunismo cinese non era così radicale come quello russo. L’educazione dei soldati, il rispetto verso la proprietà privata, l'inizio dei grandi lavori di ricostruzione, la libertà di movimento, di mercatura, di religione ci hanno fatto pensare che il comunismo era il partito che ci voleva....
Non capimmo subito che questo periodo di tempo era necessario al comunismo per impiantare su solide basi la sua organizzazione governativa».
«Prima della cosiddetta «liberazione» i Comunisti della Cina avevano solo «la direttiva generale ordinaria a tutte le nazioni non liberate»: agitare, sabotare, disgregare, seminare malcontento e disordine ovunque.
Con l'inizio della Rivoluzione fu anche adottata la vera tattica, la tecnica rivoluzionaria per aggiogare il popolo Cinese al comunismo, oltre che materialmente anche spiritualmente. E fu una pianificazione magnifica che permetteva di sovietizzare completamente la Cina in pochi anni.
Giunsero i Comunisti progressivamente in tutte le Città, accolti trionfalmente, tra scoppi di petardi e suoni e canti degli studenti specialmente, assecondati dal popolo trascinato dal loro entusiasmo. E ovunque arrivarono non razziarono, non uccisero, ma si affratellarono col popolo, dissero magnifiche cose, rifiutarono doni, denaro, tabacco, non molestarono assolutamente nessuno, mostrandosi anzi cortesissimi e affabili con tutti, anche e specialmente, con noi stranieri.... Migliori dei Nazionalisti! e di quel poco!... Il popolo rimase sbalordito, affascinato anche. Il popolo, da che mondo è mondo, non aveva mai visto ne sentite dire cose simili».
Tanta era la progressività della tattica e l'eleganza della sua applicazione che, all'inizio, i comunisti difendevano anche davvero la religione.
Un giorno, dopo la proclamazione del «Programma Comune» un uomo in una Chiesetta Cattolica aveva gridato del «reazionario» a Cristo. Ebbene, il Missionario fece ricorso al Governo e quell'uomo fu obbligato a fare ammenda.
Si preparava per il popolo cinese una delle più grandi e dolorose «purghe» e intanto lo si distraeva con la classica «zolla di zucchero» prima del purgante. Un infantilismo grottesco a bene analizzarlo, per chi abbia la forza e l'abitudine di pensare e di giudicare con la propria testa. Uno spirito però astutissimo di adattamento all'ambiente da indottrinare.
Le parole dei testi oculari non erano necessarie a convincerci del metodo tattico dei bolscevichi. Esse sono però una ulteriore conferma di quanto già assai abbondantemente abbiamo conosciuto qui da noi.
È chiaro che la tattica, per la sua stessa natura, è elastica. Adattamento all'ambiente. Prolungamento nel tempo. Secondo le necessità locali. In Cina la situazione preesistente (economia fallimentare, corruzione morale estesissima nelle alte sfere) favorì l'opera tattica di adescamento. Più forse ne portarono al Comunismo di aderenti, i disagi e la stanchezza della situazione preesistente che non la metodica propaganda promettitrice. Ne derivò quindi un acceleramento dei tempi nella tattica, un rapido trapasso dal I al II tempo. La guerra vittoriosa dispensò gli attivisti dal lavoro paziente della rifinitura. Avrebbe pensato il potere legislativo a saldare tutto il popolo, 100%, al pensiero comunista. Il tempo della mano tesa in Cina è stato di appena un anno. Poi si è passati bruscamente all'ultimo tempo. Che è quello del vero volto. Dalla maschera al volto.
Le invitanti lusinghe cedono il posto ai modi duri, i quali inizialmente tendono a controllare il pensiero e gli atti degli individui.