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La “Voce che chiama” è dal 1928 la testata del ‘bollettino della parrocchia di San Giovanni Battista’ della nostra Città; viene recapitata nelle nostre case ininterrottamente da 85 anni. Solo nel 1946, vacante il parroco, non venne stampata.
Don Guido appena giunto a Persiceto dimostrò una notevole abilità giornalistica.
Decise di utilizzare il bollettino al meglio, ponendo subito grande cura ai testi - non solo di informazione religiosa e liturgica - poi alla veste tipografica e ne prefissò un’uscita regolare ogni bimestre. I destinatari non erano solo i parrocchiani praticanti ma tutte le famiglie della cittadina: tutti i persicetani venivano quindi avvisati delle attività della parrocchia e allo stesso tempo coinvolti e spronati alle attività sociali, assistenziali e alle ‘grandi opere’ che si andavano proponendo con la parrocchia come centro propulsore. La “Voce che chiama” fu così per 23 anni la voce del parroco, riportandone con chiarezza il pensiero, le azioni, le indicazioni.
Don Guido utilizzava nello scrivere la stessa prosa incisiva, essenziale ed efficace, molto ‘moderna’ per l’epoca, che era caratteristica dei suoi discorsi ed omelie. Le sue parole e frasi erano coinvolgenti sia con l’uso del microfono nelle cerimonie religiose (un impianto microfonico fu il regalo che la comunità gli fece trovare al suo ingresso in Collegiata) che negli scritti comunicati col ‘megafono’ della “Voce che chiama”.
Abbiamo effettuato un’analisi accurata degli articoli apparsi nei circa 90 bollettini firmati da don Guido, riportandone qui di seguito gli argomenti e i temi ricorrenti, in altre parole quelli a lui più cari.
A pari merito come numero si trovano gli articoli dedicati alle visite rese alle famiglie e gli annunci o resoconti delle tante iniziative dedicate alla devozione Mariana: difficile trovare un numero della “Voce che chiama” che ne sia privo; subito dopo vengono gli scritti dedicati alle opere assistenziali (colonie, mense per poveri e ragazzi in età scolare -“fino a 120 minestre calde e un piatto di carne al giorno: non scrivo per ostentazione ma per invitare i buoni, in grado di farlo, ad una via, in aggiunta alle altre, dove incanalare la carità”- Messa e raccolte ‘della carità’; assistenza agli ammalati) assieme all’evidenza concreta dell’impegno messo per creare e realizzare i centri professionali di addestramento al lavoro. Quindi abbiamo trovato tanti articoli sull’idea e il procedere dei ‘grandi lavori’: il cinema ed il palazzo Fanin (“713 famiglie mensilmente hanno dato il loro obolo!”), conservazione ed abbellimento della Collegiata (dono dei lampadari, pavimentazione, la nuova facciata della chiesa del Crocefisso, il restauro del grande organo). Una particolare enfasi viene posta in molti numeri del bollettino alle celebrazioni in onore del Crocefisso “per questa ricorrenza decennale la Voce che chiama uscirà ogni 15 giorni” e quelle eucaristiche (processioni del Corpus Domini - addobbi nei quartieri di San Giovanni, congressi diocesani), alla cultura religiosa (Missioni della Pro Civitate di Assisi e corsi effettuati da docenti locali), alla necessità di rispettare le prescrizioni della Chiesa (santificazione delle feste, digiuni, vigilie, riti pasquali, le 40 ore). E poi i ringraziamenti a tutti i sacerdoti che negli anni aiutavano l’arciprete nella pastorale: dai due cappellani (don Novello e don Giovanni), a don Manete, ai preti, anziani o ammalati, che per brevi periodi servirono la nostra parrocchia.
Da rimarcare la devota figliolanza di don Guido all’arcivescovo di Bologna dell’epoca, con pieno riscontro dato a tutte le sue iniziative, pre e post conciliari fino al significativo titolo di uno degli ultimi articoli della Vcc: “La Chiesa rinnova i suoi riti”.
In questa carrellata necessariamente sintetica (torneremo però subito ai temi principali) non vanno taciuti gli insegnamenti e le ‘tirate d’orecchie’ di don Guido alla ‘quando ci vuole ci vuole’ e interpretati in rapporto ai tempi in cui si viveva.
Dagli sprechi ‘carnevaleschi in tempo di miseria’ più sobrietà nel divertimento e più vicinanza di aiuto a chi soffre alle mode poco castigate, all’incompatibilità tra cristianesimo e comunismo. “Sono contro l’errore ma non contro le persone e con quello non vengo a patti”.
Dalla riaffermazione “Gesù rende testimonianza alla Verità” all’ammonimento sempre valido “Un modo di pensare non diventi vero perché molti sono a pensare così!”.
E riflessioni di un’attualità sorprendente: “Anche le civiltà e i popoli, come i corpi, quando perdono lo spirito, si sono corrotti, sono decaduti, sono morti e sono stati sepolti da altre civiltà e da altri popoli più sani e quindi più degni di loro”.
Le visite alle famiglie
Dall’articolo di esordio a quello di commiato don Guido esprime sempre il senso che aveva inteso dare alla sua missione di pastore: visitare tutte le famiglie almeno una volta all’anno per portare assieme alla benedizione del Signore e al suo saluto personale il suo interessamento, non certo un’ingerenza, alle loro necessità spirituali e materiali. Temi ricorrenti: la casa (in occasione delle prime visite erano poche e piuttosto fatiscenti:“se le miserie delle case fossero tassabili qui a San Giovanni ci sarebbe un gettito forte da questa imposizione”), e il lavoro - con le necessarie nuove professionalità da acquisire - che allora come oggi mancava.
Scrive: “Quante braccia senza lavoro! Angosce, affanni. Non ho trovato una casa senza la sua croce. Non basta il Battesimo ed altri sacramenti per essere cristiani!! Troppo poco!!!”……
E anche: “Preparare le riforme in base alle quali tutti possono avere pane e lavoro è cosa più che legittima, ma c’è gente che ha fame oggi e che non può vivere solo di speranza. Uno che ha freddo oggi non si scalda col sole che sorgerà domani; sono venuto qui con un’anima e con un cuore…il lavoro, che tanti avevano ed ora non hanno più, che cercano invano da tempo; pane che per qualcuno minaccia di non essere più quotidiano…c’è chi parla di case, lavoro, ma pochi si impegnano. Secondo loro sono sempre ‘gli altri’ a doversi impegnare!”
Quando negli anni ’60 la cittadina si estende notevolmente e in conseguenza si ha un notevole aumento delle famiglie da visitare, don Guido comincia a soffrire di non poter più essere in grado di compiere quel suo ‘pellegrinaggio’ annuale “ho impiegato una settimana in più delle solite 3!!” scrive preoccupato nel 1964), e pensa di non essere più in grado di effettuare il suo ‘dovere’ “il mio sogno è poterli vedere tutti questi figlioli, scambiare con loro una parola, gioie, dolori. Li vedo in spirito al lavoro, in treno, ufficio, banchi di scuola…”
Un’attenta lettura del suo commosso articolo di commiato (‘Ultima pagina’; Vcc di gennaio - febbraio 1971) fa comprendere che profondo affetto nutrisse per tutta la comunità persicetana.
La devozione alla Madonna
Nei 23 anni di permanenza a Persiceto tante furono le occasioni, documentate in Vcc, in cui don Guido coinvolse la popolazione a condividere con lui l’amore per la Vergine Maria. Dall’omaggio alla statuetta peregrinante di Fatima alla venerazione delle ‘Immagini’ del Poggio e di san Luca; dalla partecipazione a un paio di viaggi a Lourdes - nel 100° dell’apparizione - alle Novene dell’Immacolata, sempre molto frequentate da giovani ed adulti; fino alla pia devozione della recita del rosario in maggio attorno ai numerosi pilastrini della cittadina, con solenne e commovente ‘chiusura’ del mese con le croci luminose e i flambeaux nella stipata Piazza del Popolo.
Conclusione
Nel giornalismo, come si sa, anche le notizie non riportate sono una notizia. Per questo ci sentiamo di dover rimarcare anzitutto l’assenza - nei bollettini che abbiamo consultato - della menzione a certe opere di assistenza, coordinate da don Guido, di cui siamo al corrente e che per il dettame evangelico non si desiderava fossero rese note. Per rispettare quella riservatezza accenniamo solo di sfuggita all’attività delle ‘dame di S. Vincenzo’ che in quegli anni operarono nell’anonimato portando tanto aiuto ai più bisognosi di casa nostra.
Abbiamo poi notato con molta sorpresa, negli ultimi tre anni della “Voce che chiama” di don Guido, la completa sparizione delle sue tematiche preferite. Non viene scritto in pratica più nulla di quanto abbiamo rilevato nei precedenti 80 numeri.
A parte la notizia (1968) della gioia e dei festeggiamenti per la beatificazione a Roma della Serva di Dio Clelia Barbieri e quasi un grido accorato: “Occorre una Chiesa Nuova” (1969), don Guido scrisse in quegli anni ‘soltanto’ di... Africa, di missioni, di Emmaus, di viaggi e di offerte a quelle lontane popolazioni più bisognose della nostra (che, in pieno boom economico, era divenuta opulenta ed egoista. E forse ingrata col suo pastore).
Probabilmente don Guido, che già si sentiva ‘vecchio’ pur essendo appena arrivato alla sessantina, certo sfibrato del tanto lavoro compiuto fino a quel momento, stava già pensando a presentare quelle dimissioni che poi vennero accolte di lì a poco.
Nemmeno si trova in quegli ultimi numeri del bollettino alcun riferimento alla condanna a 5 giorni di carcere inflittagli proprio in quel periodo per un’infrazione edilizia tanto minima quanto a fin di bene (aveva ‘permesso’ che un minuscolo prefabbricato, alto poco più di 2 metri, venisse adibito a spogliatoio di servizio per il campo di calcio, già funzionante, dell’INAPLI).
E nemmeno vi è un accenno alla licenza per costruire una mensa e biblioteca in un terreno contiguo al centro Tamburi, licenza promessa verbalmente ma poi repentinamente negata nella stessa settimana in cui gli venne recapitato l’avviso di comparizione per quanto sopra.
Se facciamo la somma di tali ‘assenze’, forse a posteriori possiamo comprendere tante cose.
(*) Nella “Voce che Chiama” - numero di Sett-Ott/Nov ’93 - verrà ricordato che il 24 giugno ’93, con una messa solenne nella nostra Collegiata, don Guido era stato festeggiato per i suoi 60 anni di sacerdozio.
Nella stessa data l’amministrazione comunale gli conferì la cittadinanza onoraria “come segno di riconoscenza per l’opera da lui prestata per il bene della Città”.
La Vcc di Maggio-Giugno ’98 ricorderà infine il primo anniversario della sua morte.
Note: per “Vcc” riportato più volte nel testo si intende “Voce che chiama”; in corsivo sono riportate frasi di don Guido tratte dalle sue Vcc.