In apertura della prima udienza il Presidente della Corte ricorda la lettera di David Rousset sul Figaro e traccia la storia degli avvenimenti che hanno portato al processo in corso. Terminando il Presidente insiste sul carattere di assoluta libertà e di completa obiettività che starà alla base dei dibattiti. «La difesa sarà accettata — afferma — ma a condizione che essa non rivesta alcun carattere politico. Inoltre non saranno tollerate interruzioni ed i disturbatori saranno espulsi».
Dopo un minuto di raccoglimento alla memoria dei milioni di uomini morti nei campi di sterminio nazisti, il Cancelliere A. Alers legge le lettere inviate all'Ambasciata dell'U.R.S.S. a Bruxelles dal Segretario del C.I.C.R.C..
La prima di queste lettere sollecitava una udienza per due delegati portatori di una richiesta al Governo sovietico; un'altra in data 22 novembre 1950 sollecitava l'autorizzazione ad un'inchiesta, da parte di una delegazione apposita, sull'esistenza dei campi di concentramento nell'U.R.S.S..
Il 28 aprile 1951 fu infine rimessa un'altra lettera al Cancelliere dell'Ambasciata dell'U.R.S.S. a Bruxelles nella quale, riassumendo le principali accuse rivolte al Governo sovietico, si pregava l'Ambasciata di far conoscere pubblicamente il suo punto di vista su tali accuse e di farsi rappresentare ufficialmente al processo in corso. Un allegato a tale lettera riportava le rivelazioni fatte da ex detenuti sul regime dei campi di concentramento, sull'illegalità delle condanne e sulle pessime condizioni di trattamento nei campi.
Finalmente l’8 maggio 1951 l'Ambasciata rispose che non desiderava entrare in relazione col C.I.C.R.C..
Dopo avere annunciato che i nomi dei testimoni a difesa saranno comunicati nel corso della seduta pomeridiana, il Presidente prega la signora francese Ingrand, presidente della Commissione d'istruzione, di riferire alla Corte sul risultato dell'istruzione stessa.
La teste dichiara di aver proceduto allo spoglio di diciottomila dichiarazioni di cittadini polacchi, spagnoli repubblicani e baltici, dai quali risulta inequivocabilmente l'esistenza in diritto dei campi di concentramento collettivi.