Riprendendo la sua deposizione Andreieff spiega che, come ispettore dei campi di concentramento, è in grado di confermare tutto ciò che è stato rivelato dalla stampa mondiale in generale e da quella dei russi emigrati in particolare. L'organizzazione dei campi di concentramento è un vero stato nello Stato; è assolutamente indipendente, possiede un proprio esercito, una propria polizia, tribunali e giudici speciali.
Il teste racconta che il capo supremo del Dalstroy (Kolima e Magadan) di nome Berzine, fece una volta decimare le truppe di guardia al campo per mancanza di ordine e di disciplina. I soldati furono giudicati e fucilati a caso. Il capo del campo è infatti padrone assoluto e ha diritto di vita e di morte su tutti gli abitanti del campo.
Racconta anche che in occasione del processo al maresciallo Toukhatchewsky nel 1937, venne liquidato circa il 10% dei detenuti dei campi in meno di due mesi. Spesso gli esecutori venivano a loro volta uccisi perché non rivelassero le atrocità ed i massacri che erano stati obbligati a commettere.
All'inizio della guerra nel giugno 1941, divenne regola generale l'uccisione dei detenuti delle prigioni nelle città che dovevano essere evacuate.
Terminata la deposizione il teste è sottoposto ad un fuoco di fila di domande.
Il Presidente: Qual è il numero dei detenuti nei campi e nelle prigioni sovietiche?
Andreieff: Stimo tra 15 e 20 milioni il numero totale, e tra 12 e 15 milioni il numero dei detenuti nei campi; ma può darsi che le cifre siano ora anche più elevate.
Il Presidente: Quale atteggiamento ha la popolazione verso i detenuti?
Andreieff: Nessuno e neanche l'amministrazione dei campi li considera criminali. Del resto in Russia si usa dire che la popolazione si divide in tre categorie: coloro che sono stati nei campi di concentramento, quelli che ci sono e quelli che ci andranno.
Al teste sono poi poste molte altre domande che riguardano gli esecutori, la rete dei campi, il loro numero e denominazione, la condizione degli invalidi. Risulta che i boia professionali sono pochissimi e che le esecuzioni sono generalmente imposte ai militari di guardia, che nel 1941 esistevano 80 grandi complessi di campi e che gli invalidi sono inviati in campi sanitari isolati dove sono lasciati morire lentamente di morte naturale.
Il giudice André domanda al teste di spiegare il suo comportamento dopo che fu fatto prigioniero dai tedeschi. Il teste precisa che dopo nove mesi passati in un campo di prigionieri di guerra si arruolò nell'esercito di liberazione del generale Vlassov e comandò un reggimento. «Il mio dovere era di combattere il bolscevismo per la liberazione del mio paese».
Il giudice Domenech: «Arruolandosi nell'esercito di Vlassov il teste difendeva il nazismo e i suoi campi di concentramento!».
David Rousset: Desidero fare notare che Stalin ha dato l'esempio alleandosi con Hitler; era dunque logico che il teste si alleasse a sua volta con Hitler per combattere Stalin.
Andreieff: Vlassov e il suo esercito non combattevano per il Reich hitleriano e tanto meno per i campi nazisti: noi combattevamo per la democrazia e per la libertà ma consideravamo Hitler il nemico numero due della Russia mentre Stalin era certamente il nemico numero uno. Per questi motivi non abbiamo esitato ad impugnare le armi per combattere. Noi speravamo che le potenze occidentali ci avrebbero aiutato nella nostra lotta dopo la sconfitta della Germania: essi non l'hanno fatto e cominciano già a rimpiangere tale grave errore.
A questo punto il Presidente osserva che la domanda non era pertinente il processo e interrompe l'argomento.
A domanda di David Rousset il teste conferma che i genitori e i parenti stretti dei nemici del popolo erano condannati d'ufficio dalla N.K.V.D..
David Bousset chiede al teste di depositare presso la Corte la lista nominativa dei campi sovietici, la descrizione dell'organizzazione amministrativa di Goulag e, eventualmente, una nota storica sull'evoluzione del sistema dei campi di concentramento nell'Urss dal 1934 al 1941.
La deposizione di Andreieff ha occupato gran parte della mattinata. Tuttavia viene ancora ascoltato Teodoro Lot, di 41 anni, ingegnere, figlio di operai.
Nel 1937 egli si trovava disoccupato e rispose ad una offerta d'impiego comparsa nella stampa locale: si trattava di un impiego in qualità di capo della Sezione dei piani industriali dei campi della N.K.V.D. della città di Yaroslav.
I campi contenevano 26.000 detenuti distribuiti in otto colonie delle quali cinque destinate al taglio di alberi, due ai lavori industriali ed una composta di invalidi.
La spesa per i detenuti ammontava a quell'epoca a 8.60 rubli per prigioniero al giorno, così costituita:
per il mantenimento delle guardie | rubli 5.70 |
per il vitto | " 1.50 |
per il salario | " 0.30 |
per il mantenimento degli invalidi | " 1.00 |
per la manutenzione dei baraccamenti | " 0.10 |
La spesa complessiva raggiungeva anche 13 rubli in campi lontani e isolati. L'ingegnere Lot è d'opinione contraria a Andreieff in quanto ritiene che l'economia dei campi sia tutt'altro che deficitaria.