Come noto, il processo dovrebbe concludersi sabato e perciò rimane poco tempo. I testimoni sono ancora molti e debbono procedere rapidamente limitandosi a rispondere alle domande precise poste dal tribunale senza potere divagare come vorrebbero.
Fritz Schultz, ufficiale tedesco ha preso parte nel luglio 1944 allo attentato contro Hitler. È un noto anticomunista, membro del Partito social-democratico. Alla fine della guerra si trovava nella Germania orientale e nel 1946 fu arrestato dalla polizia popolare tedesca di Dresda per essersi opposto alla fusione del suo partito col partito social comunista unificato. Fu consegnato alle autorità sovietiche e deportato nel campo di Kutzbass in Siberia dove lavorò in qualità di specialista.
Il viaggio durò 35 giorni in vagoni bestiame dove trovava posto un centinaio di prigionieri; solo vitto del pane gelato. Nel 1948 il teste venne considerato prigioniero di guerra e, come tale, liberato e rimpatriato in Germania nel luglio 1949.
Schultz precisa che il movimento della popolazione del campo nel quale ha lavorato era molto grande: i detenuti erano per un terzo prigionieri di guerra, per un terzo deportati civili delle regioni liberate e per un terzo condannati dalla N.K.V.D..
Hermann Reek era prigioniero di guerra dei sovietici sin dal 1945. Nel 1948 denunciò irregolarità di cui si erano resi colpevoli i suoi superiori, dirigenti del campo, a danno dei prigionieri. Fu arrestato e rinchiuso nella prigione di Sverdlovsk, condannato da un consiglio di guerra sovietico a tre anni di lavori forzati e inviato prima a Kirov poi, nell'ottobre 1948, a Vorkuta.
In questo campo polare il teste afferma avere incontrato prigionieri inglesi, americani, francesi e giapponesi. Vi era anche un ufficiale aviatore francese arrestato dai sovietici a Berlino e condannato per spionaggio, che portava nel campo la divisa militare. Vi erano inoltre molti russi che avevano fatto parte dell'esercito antibolscevico di Vlassov e che erano stati condannati a 30 anni di lavori forzati. Il regime di questi era severissimo, così che al ritorno dal lavoro erano rinchiusi nei baraccamenti senza poterne uscire.
Quando il teste lasciò Vorkuta nel febbraio 1950 si trovavano nel campo circa 5.000 detenuti.
Karl Panteleit, di 69 anni, agricoltore, noto antinazista, era stato arrestato a Breslau dalle autorità naziste nel 1933. Quando giunsero a Breslau le truppe sovietiche nel 1945 fu di nuovo arrestato e deportato nel campo di Kandalatchka dopo un viaggio di 15 giorni. Secondo la sua stima il sessanta per cento dei prigionieri muore durante il periodo di detenzione. Il teste era stato liberato e rimpatriato nell'aprile 1948.
La signora Yadwiga Kowalskaia, di 40 anni, proviene da una famiglia di socialisti rivoluzionari russo-polacchi, amici intimi di Lenin. Ricoprì una carica importante in seno al partito comunista tedesco e così pure il marito.
Questi fu arrestato dai nazisti in Germania mentre essa lo fu dai sovietici a Mosca nel 1938! Fu accusata di attività controrivoluzionaria, condannata a otto anni di lavori forzati e deportata nel campo di Kolima all'estremo nord siberiano dove la N.K.V.D. sfruttava dei giacimenti auriferi che vi erano stati scoperti nel 1932.
Le condizioni del trasporto furono atroci; nel campo di transito vicino a Vladivostok, dove il convoglio rimase un mese, i detenuti dormivano allo scoperto; molti morirono di dissenteria e di tifo. Il resto del viaggio fu compiuto in un battello sul quale erano 8.000 condannati di cui 900 donne; i cadaveri di quelli che morivano erano gettati in mare.
La signora Kowalskaia si sofferma poi a descrivere le condizioni di vita delle donne nei campi. A Kolima vi erano 3.000 donne su circa un milione di uomini. Le donne erano in maggioranza mogli di «nemici del popolo» condannate d'ufficio. Tutte le donne lavoravano da undici a dodici ore al giorno nelle officine, e da quindici a sedici ore nei campi durante il periodo d'estate.
Frederic Brenslau, ingegnere e commerciante tedesco, ebreo, si trovava in Estonia per essere sfuggito alle persecuzioni razziali naziste. Fu arrestato dai sovietici nel 1941 e deportato a Karaganda dove rimase sino al 1947.
Nel campo incontrò dei francesi e soprattutto molti repubblicani spagnoli dei quali distinse tre gruppi: 1°) il personale che aveva accompagnato i bambini evacuati nell'Urss durante la guerra civile, 2°) gli aviatori che si addestravano nei centri sovietici, 3°) i marinai che avevano raggiunto Odessa dopo la vittoria di Franco.
Il giudice spagnolo Domenech è molto impressionato da queste rivelazioni e pone molte domande. Il teste è preciso: non si tratta di soldati della «divisione azzurra» antibolscevica, ma di repubblicani spagnoli internati da molti anni a Karaganda dove muoiono lentamente a causa delle condizioni climatiche particolarmente ostili.
Nicola Irgnizoff, di 45 anni, russo, operaio elettricista, figlio di contadini, fu arrestato nel 1935 per avere criticato i soviet in una lettera e condannato a tre anni di lavori forzati.
Egli è stato in quattro campi dei quali due in estremo oriente. Dopo aver scontato la pena fu ancora tenuto per quattro mesi al regime alimentare di trecento grammi di pane al giorno.
Dopo la liberazione fu molto aiutato dalla popolazione che in genere prova molta simpatia per le vittime del regime. Attualmente Irgnizoff risiede a New York dove è presidente della Associazione dei reduci dai campi sovietici; l'associazione conta 105 membri e pubblica un giornale mensile «The Challenge». A nome della sua associazione il teste ringrazia il tribunale per avergli consentito di dire liberamente la verità: il sogno di tutti i reduci dall'inferno staliniano è appunto quello di proclamare ad alta voce ciò che hanno visto e sofferto nell'Urss.
Il teste era appena sbarcato all'aeroporto di Melsbroeck proveniente dagli Stati Uniti.
L'ultimo teste della giornata è la signora Suzanne Leonhard, membro del partito comunista tedesco sin dalla fondazione, attivista clandestina e membro del gruppo Spartaco. Fuggita dalla Germania nell'Urss nel 1935 vi fu arrestata nel 1936 e condannata a 5 anni di campo. Fu inviata a Vorkuta dove rimase anche dopo il termine della pena sino al 1945.