La domenica successiva alla festa della Purificazione, Runco, un paese della bassa ferrarese, era in festa. Era in festa per una processione. L'Arcivescovo, il clero, la banda, tutti insomma riparavano ad un'offesa recata da menti obnubilate all'immagine della Madonna della Pace che nella festa della Purificazione era stata trovata dentro una balla di paglia dal bovaro del fondo Cazzari a Borgo Lodi mentre stava per far la lettiera alle bestie.
Dentro quella balla di paglia l'immagine della Madonna era rimasta chiusa per sette mesi e ventun giorni. Vi era raffigurata la Madonna col Bambino seduta tra rami di ulivo. Un po' sciupata qua e là appariva quando il bovaro con trepidazione e timore la portò al parroco Don Otello Grandi. E fu ricostruito il triste episodio mentre negli occhi di questo vecchio sacerdote venivano lentamente a formarsi due gemme di pianto come quando sul Sabotino, durante la prima guerra mondiale, riceveva il testamento dei suoi fanti in agonia.
L'episodio risale all'undici luglio dello scorso anno quando sull'aia del fondo Cazzari la trebbiatrice chiassosa sgranava i covoni di frumento nella polverosa afa della fatica benedetta dalla fecondità dei campi.
Issata al braccio della trebbiatrice, che anfanava coi suoi ingranaggi ferrigni, sventolava la bandiera rossa. L'avevano legata lassù alcuni operai come simbolo di ribellione e di lotta. Non si sa come, uno trovò tra le robe abbandonate questo arazzo. Cercava degli stracci per pulire le pulegge ed ecco gli capitava tra le mani questo metro quadrato di stoffa variopinta. L'immagine della Mamma di Gesù era chiarissima ed inequivocabile. La prese, la portò ai suoi compagni di lavoro e qui nacque una parodia che fa pena al cuore.
Va premesso che Runco di Portomaggiore era stata solennemente proclamata da un oratore comunista la Stalingrado di Ferrara. «Vantatevene» aveva soggiunto. E quando nel 1949 la Madonna Pellegrina era transitata per il paese, finestre e cuori si erano chiusi al suo passaggio. Il pianto segreto di Don Otello Grandi si era confuso con la tristezza materna della Madonna.
Ecco, in quell'afoso pomeriggio di luglio sull'aia del fondo Cazzari, le fantasie si accesero. La fatica, il caldo, il vino, la bandiera rossa sulla trebbiatrice, tutto divenne complice di quell'atto disumano e blasfemo. Un operaio tolse l'arazzo, se lo cinse come grembiule tra i lazzi degli altri. Poi lo legò ad un braccio della trebbiatrice inconscia che continuava a sgranare le spighe.
Sassi, ingiurie, sputi finirono su quell'Immagine. Un vorticoso e diabolico moto di parossismo inebbriò le menti. Qualcuno che misurava la sacrilega parodia con le dimensioni dell'amore venne zittito e beffeggiato. Infine uno dei più facinorosi si fece avanti, strappò dal palo l'Immagine, salì sulla trebbiatrice e con un gesto cupo, dopo averla arrotolata, la cacciò nella tramoggia insieme ai mannelli di frumento. «Ecco — urlò col sadismo della ribellione — ecco, la Madonna ha fatto il miracolo! E' sparita! Non c'è più».
Finì in tal maniera la scena. Dell'Immagine della Madonna della Pace più nulla si seppe. E' ricomparsa dopo sette mesi e ventun giorni precisi la sera della Festa della Purificazione, 2 febbraio, al bovaro che sfasciava una balla di paglia per far la lettiera alle bestie. Un po' sgualcita. Qualche graffio. Ma chiara e definita nei suoi lineamenti appare la fisionomia. Come si è detto la portò trepidante al parroco. La notizia si sparse. L'immagine fu esposta sull'altare della Chiesa. Feste solenni hanno concluso la riparazione dell'oscena parodia del luglio scorso. Alcuni operai di quel pomeriggio afoso si sono recati a chiedere perdono al parroco. Altri hanno chiuso in sè un rimorso. Ma l'Immagine della Madonna della Pace resta da quella settimana la protettrice di Runco.
Ferrara, febbraio 1952.