Quando la mattina del 5 novembre si seppe dell’assassinio, tutti a Persiceto ebbero un fremito istintivo d'orrore: si concepiva che nella lotta politica e sindacale qualcuno potesse cadere, ma nessuno pensava a Fanin.
In piazza si accendeva intanto la grande polemica: «Chi ha ucciso?».
Gli amici di Pippo passavano col dolore e l’indignazione scolpiti in volto: erano più che certi che gli autori erano comunisti. I capi rossi nelle loro brevi comparse tranquillizzavano le piccole folle sconcertate.
La giornata passò in un'atmosfera di ostentata indifferenza; non un cenno di sciopero, neppure per un'ora. Alla sera, il cinema nel quale la sera prima Fanin non aveva trovato posto, era aperto come al solito e una piccola folla entrò beata a divertirsi! Non bisognava drammatizzare! E poi, era proprio stato ucciso per ragioni politiche? In ogni caso restava sempre la grande incognita: chi 1' aveva ucciso? Qualcuno durante il giorno aveva persino giurato che se gli assassini fossero risultati comunisti avrebbero stracciato la tessera comunista!...
E dire che i capi non potevano non conoscere, e molto bene, come erano andate le cose. Il Bonfiglioli, mandante nel delitto, Segretario della Sezione del P.C. di Persiceto, non poteva aver agito di sua iniziativa nell’organizzare una battuta a suon di sbarre di ferro. Egli avrà per lo meno avvertito i suoi superiori, i quali gli avranno dato le istruzioni del caso. Dopo il delitto poi, il Bonfiglioli fu per qualche tempo, libero cittadino in Persiceto; potè quindi godersi a suo agio i complimenti che gli intimi non avranno mancato di fargli. Qualcuno forse gli avrà osservato che era stato un po' esagerato, ma che, a colpo fatto, la cosa andava bene così... Tanto nessuno avrebbe mai saputo nulla: quanti episodi del genere erano avvenuti nei mesi della liberazione! Eppure non si era scoperto alcun indizio! La gente ha paura e chi sa, non osa fiatare!
E si può tranquillamente fare il giuramento in piazza di stracciare la tessera se gli assassini sono comunisti.
In appendice riportiamo le romantiche, indegne costruzioni che 1 giornali di sinistra montarono nei giorni seguenti il delitto l’Unità del l’11 novembre sembrava avesse ormai scoperto l’assassino: uno delle Acli! l’8 novembre il Prefetto aveva sospeso il Sindaco di Persiceto: immediato era seguito lo sciopero generale, con relativa protesta in piazza. Colpire il Sindaco! Che colpa ne ha lui se la gente si ammazza?
Il 4 novembre, comizio in piazza; l’infaticabile On. Bottonelli e Grazia Verenine gridano che è un delitto mettere in prigione tanti lavoratori innocenti per un fatto di sangue di cui non si conosce l’autore! I carabinieri finalmente divengono comprensivi: i giornali in data 24 novembre, possono annunciare che «uno solo dei primi 19 fermati, è tuttora rinchiuso in guardina». Le cose quindi si mettono bene e un gran successo attende l’On. Paietta, il quale la sera del 24 viene a Persiceto per porre la pietra tombale sulle polemiche che ormai si stanno chiudendo... «La solita stampa si permette di spargere notizie allarmanti e calunniose sull’Emilia, talchè molti turisti prima di avventurarsi nella Valle Padana, chiedono se si può passare senza troppi rischi...». Ilarità in tutto il teatro zeppo di gente. «Gli assassini non bisogna certo cercarli in mezzo a voi; ben sappiamo dov'è chi si educa all’odio...». Battimani fragorosi ed ampi segni di consenso... Paietta le sa dir bene le cose e non ha paura di dire la verità anche quando a qualcuno può dar fastidio! Però, come schifosa questa reazione che non lascia respirare i lavoratori! Eccoli anche in questa pacifica assemblea, due carabinieri là sulla porta che guardano; cosa cercano qui?! Chi aspettano?!
Che cosa facessero i due carabinieri sulla porta, lo si seppe subito il mattino dopo, il 25 novembre. Avevano realmente aspettato qualcuno: tali Enrico Lanzarini e Renato Evangelisti. Li avevano individuati, e, non visti, li avevano seguiti fino a casa. Certo già beatamente dormivano quando bussarono alla porta per farli scendere: c'era per loro e per tale Enrico Lanzarini mandato di cattura. E in piazza al mattino ritornò il malumore: la reazione riprendeva proprio quando tutto ormai era appianato: altri innocenti, poveri, bravi ragazzi di 20 anni, andavano a soffrire in prigione.
Ma a mezzogiorno circa, Persiceto sembrò impazzire improvvisamente: una notizia, la più assurda che si potesse pensare, trasmessa per radio, fece trasalire tutti: pare che abbiano scoperto gli assassini di Fanin; si tratterebbe di Gino Bonfiglioli segretario del P.C., Enrico Lanzarini, Indrio Morisi, Renato Evagelisti, tutti iscritti al P.C. Non è possibile! Non è possibile per chi, pur essendo convintissimo che sono stati i comunisti a consumare il delitto, tuttavia sa che in quel di Persiceto, già tanti fattacci sono successi ma non sono mai stati scoperti gli autori; impossibile ancor più per la massa dei compagni, perchè glielo hanno spiegato ormai tanto chiaro che il P.C. è per la pace e la fratellanza e aborrisce dal sangue. Ad ogni modo, era il caso di attendere. Quante volte la radio reazionaria aveva dovuto smentirsi! Ecco intanto arriva il giornale, il «Pomeriggio».
Tutti corrono pieni di ansia. C'è un titolo enorme, che fa male agli occhi: «Arrestati e confessi gli assassini di Fanin. Mandante il Segretario del P.C.I. di Persiceto. Esecutori tre braccianti comunisti».
E seguono chiari e limpidi i nomi, ben noti, di Bonfiglioli, Lanzarini, Morisi, Evangelisti. Attorno ad ogni giornale si stringono piccole folle mute, il mucchio enorme del giornale reazionario sfuma in un batter d'occhio...
Lo scandalo scoppiava enorme, irreparabile. Qualcuno dei capi (il bronzo è fragile creta nei confronti di certe facce) venne a comprare il giornale; sostò in piazza a leggere mostrando a piacimento meraviglia, scandalo, stupore, alcuni si accostavano quasi strisciando per chiedere spiegazioni, poi la piazza si fece deserta. Alla sera, lo stesso deserto ovunque; rari passanti ostentando indifferenza circolarono per qualche momento; il cinema spalancato vide entrare qualcuno con biglietto gratuito destinato forse a rompere il ghiaccio, ma nessun altro si fece vivo e dovette chiudere.
Le cellule però mai furono così affollate come in quella sera e i capi parlarono dapprima un po' impacciati ma poi... bisogna saper ragionare e capire bene le cose! I quattro avevano evidentemente esagerato e non era quello lo stile abituale del Partito.
Ma dopo tutto Fanin si era messo cogli agrari contro il popolo e andare contro il popolo è pericoloso. Non solo, ma come Fanin ce ne sono tanti altri, nemici della povera gente, e anche questi bisognerà che stiano attenti....
Le spiegazioni furono ascoltate e ben comprese, l’indomani alcune innocenti popolane, ricordando evidentemente la lezione della sera precedente andavano dicendo nei crocchi, sia pure a mezza voce: «Fanin non è che il primo: il bello verrà poi!».
E all’ammasso canapa in cui lavorava il Bonfiglioli il nuovo operaio che fu assunto, venne accettato ad una condizione: «Voi tenete questo posto per ora: appena esce il Boniìglioli, ricordate che il posto è suo».
La stampa di sinistra prese anch'essa subito posizione e la prese «a fronte scoperta». Con questo titolo infatti uscì un articolo di un giornale il 27 novembre riferendosi alla scoperta degli assassini.
Caino dopo aver ucciso Abele era fuggito cercando di nascondere la fronte che portava il segno della condanna.
I difensori dei nuovi fatricidi si presentavano a fronte scoperta facendosi vanto della maledizione di Dio.