Nell'Unione Sovietica, capita ad un americano di sentire, sul conto del proprio Paese, le più strane cose immaginabili... frutto della incessante, fragorosa, ossessionante propaganda che non prende mai fiato, che non conosce riposo. Nelle strade delle repubbliche sovietiche, la voce della propaganda vi rincorre, dovunque andiate. La gente sente ma non ascolta. Quella voce meccanizzata si perde tra la generale disattenzione. Si direbbe che l'orecchio di quella gente abbia cessato di percepire quei suoni sempre uguali, che ripetono sempre le stesse cose: l'abitudine ha immunizzato le folle contro l'effetto deprimente di quella interminabile arringa.
Vecchie donne, intente a spazzare le vie, hanno completamente dimenticato fin l'esistenza degli altoparlanti che, da mattina a sera, le esortano ad attenersi rigidamente ai principi del socialismo. Al disopra dell'insegna di un cinematografo, un altoparlante esortava allo studio dei testi leninstaliniani la folla domenicale che passava a crocchi, discorrendo di pascoli e di raccolti. Se qualcuno prestava attenzione a quella voce stentorea, io non me ne sono accorto. Passavano lenti e tranquilli, strascicando il passo come fanno gli orientali, e non badavano che ai propri affari.
A Kiev, nell'Ucraina, una folla di gente relativamente ben vestita usciva dal teatro dell'Opera una sera, con le voci di ottimi cantanti ancora nell'orecchio, ma quelle voci erano brutalmente soppresse e sommerse, proprio sulla porta del teatro, dall'urlio, vibrante d'indignazione contro l'America e gli americani, di un paio di altoparlanti che pendevano dalla lampada ad arco situata al centro della piazza. Anche qui, nessuno vi faceva caso, o così mi parve.
Ma non è solo con gli altoparlanti che la propaganda invade le strade; essa penetra anche attraverso gli occhi perchè ad ogni cantonata c'è quasi sempre un manifesto che ricanta la stessa antifona.
Spesso, la propaganda si specializza, si concentra su un dato argomento e lo sviscera e lo sfrutta fino a renderlo odioso. Nell'Asia centrale, per esempio, dove i comunisti hanno da catechizzare popoli non russi, Paul Robeson, il maturo cantante negro americano, ha assunto una statura eroica, è diventato la vittima numero uno del regime feroce di soppressione delle minoranze che vige, secondo gli altoparlanti, i manifesti, i giornali, negli Stati Uniti. Il 7 novembre scorso ero ad Alma Ata, capitale della repubblica di Kazak, dove stavano solennemente celebrando l'anniversario della rivoluzione. Sulla piazza centrale della città, frammezzo una raggiera di ritratti di Stalin, era stato riservato alla testa ricciuta di Paul Robeson il posto d'onore. Anche nell'Uzbekistan, confinante con il Kazak, il ritratto del «grande martire» faceva vittoriosa concorrenza a quello di Stalin.
In tutte le repubbliche sovietiche, sta ancora facendo il giro dei cinematografi un film anti-americano, «Polvere d'argento», che illustra, appunto, la crudeltà con cui vengono perseguitate le minoranze allogene negli Stati Uniti. Il film racconta la fantastica storia dell'invenzione di una nuova arma segreta la quale non sarebbe altro che una polverina che chi la tocca o ne è toccato muore, senza che per questo, una volta sgombrati i morti dal terreno sul quale sono caduti, rimanga contaminato il terreno sul quale la polvere micidiale è stata gettata.
Il pubblico sovietico vede sullo schermo un gruppo pittoresco di generali americani, i quali presiedono una specie di consiglio segreto a cui partecipano un prete, una rappresentanza del Ku Klux Klan (cappe nere, cappucci che nascondono il volto, ecc), un ex-generale dell'esercito nazista ed un piccolo assortimento di grandi capitani d'industria. Lo scopo del convegno è semplice: si tratta di mettere alla prova la famosa polverina. Provarla sui gatti, sui cani, sulle scimmie? No, tutti sono d'accordo che le cavie più adatte per quell'esperimento sono i negri. Non c'è che da farne arrestare una mezza dozzina, e il problema è risolto; dopo di che, se l'esperimento fa buona riuscita, l'America potrà fare strage di popolazioni inermi irrorandole dall'alto con qualche quintale di polvere bianca...
Suggestionate da questo po’ po’ di propaganda, non fa meraviglia che le minoranze non russe dell'impero sovietico, non appena vedono un americano, vogliano saper da lui vita e miracoli dell'eroico negro Robeson. Tutti, o quasi, coloro che mi hanno interrogato erano convinti che Robeson è stato perseguitato senza misericordia; erano addirittura ossessionati da quell'idea che, chi sa da quanto tempo ed in quante salse, era stata ribadita nelle loro menti dagli altoparlanti, dai manifesti, dai giornali, dal cinema. Impossibile disilluderli.
Ma dell'America com'è, e dell'Occidente in genere, non sanno nulla, tranne le «spiritose invenzioni» della propaganda e quel poco che ne leggono sui loro controllatissimi giornali. Le domande che rivolgono allo straniero, le osservazioni che fanno, i commenti, le illazioni, rivelano un'ignoranza che fa paura. Alcuni credono che Truman sia il dittatore degli Stati Uniti; altri hanno sentito dire che Truman non è più presidente ma sono sicuri che, pur avendo ceduto ad Eisenhower «il trono» della Casa Bianca, continua lo stesso a «dirigere» l'America, perchè è loro ferma convinzione che, in quel disgraziato Paese, repubblicani e tutti i grassi borghesi fanno comunella fra di loro per opprimere i lavoratori e per perseguitare i negri.
Io cercavo di rispondere alle loro domande, e quelli mi ascoltavano con ardente curiosità, ed anche se non mi prestavano fede, vedevo che quel lontano paese di oppressori e di persecutori li interessava moltissimo. Ecco alcune fra le tante domande:
Un maestro di scuola del Karakistan: C'è un teatro dell'opera negli Stati Uniti?
Una donnicciuola dell’Uzbekst: Quanti bambini americani frequentano le scuole?
Un ingegnere di Stalingrado: Perchè Dulles vuol fare la guerra?
Molti cittadini sovietici hanno sentito dire che moltissimi operai americani possiedono un'automobile. Non ci credono; è una cosa incredibile per loro. È mai possibile? vi dicono con grandi gesti di protesta. E difatti, chi possiede un'auto in Russia non è certo un operaio, il quale non guadagna in dieci anni quanto gli occorrerebbero per poter risparmiare abbastanza da concedersi tanto lusso; e senza contare le remore burocratiche. Nessuno in Russia può comprare un auto se non dimostra di possedere un'autorimessa e, per possedere o fabbricare un'autorimessa, bisogna munirsi di un permesso speciale, dopo aver dimostrato di possedere il relativo terreno nonchè i materiali per la costruzione del garage. Non abbondano, in alcune delle repubbliche sovietiche, le automobili di proprietà privata e, dal punto di vista dello straniero abituato al traffico che ingombra le città dell'Occidente, le strade russe sembrano, e spesso sono davvero deserte.
Parlando in generale, posso dire che la propaganda contro l'Occidente in genere e l'America e gli americani in particolare, è verità di vangelo per i più disciplinati gregari del partito, i quali però avrebbero un brusco risveglio se potessero indovinare quanta gente, in quanti settori chiave dell'opinione pubblica, o non l'ascolta neanche o, se l'ascolta, non si lascia impaniare.
L'accanita propaganda sovietica ha ottenuto un solo risultato, quello di creare un clima di paura. In tutte le repubbliche sovietiche che ho visitato, una domanda immancabile, alla quale ero invitato a rispondere, era sempre la stessa: Avremo la pace?