Il primo Natale comunista a Pechino fu quello del 1949. Se si è detto che nel primo anno, dopo l'occupazione di Pechino, i comunisti lasciavano libertà alla Chiesa Cattolica di svolgere le sue funzioni religiose, non si deve intendere con questo che essi dormissero il placido sonno della tranquillità.
Per le feste, per esempio, di una certa manifestazione straordinaria occorreva già il permesso della Polizia, la quale, sebbene lo concedesse quasi sempre e con tanta gentilezza, tuttavia voleva sempre presenziare per «mantenere l'ordine pubblico, per prevenire i disordini, per difendere gli stranieri, e, in genere, per dare il tono della serietà».
Ma i fini di questa eccessiva premura erano ben altri: aveva modo, così, di notare quei cristiani che avevano rapporti più intimi con i Sacerdoti, specialmente se stranieri, quelli che frequentavano di più la Chiesa, quelli che erano o soltanto apparivano più zelanti degli altri, ecc.
La Polizia approfittava di queste circostanze per far conoscenze, mantenendole poi con frequenti visite a domicilio e tenendo con questi cristiani conversazioni interminabili su tutti e su tutto.
Intanto questo aspetto subdolo e volpino del metodo comunista non veniva afferrato da molti cristiani sempliciotti.
La forma davvero scaltra di propaganda a domicilio molte volte faceva sì che i cristiani cambiassero opinione sul giudizio che si erano formato prima intorno al comunismo e incominciassero a credere sul serio in una propaganda antimperialistica, e niente più...
I più dei nostri non raccapezzandosi in così disinteressata ed esagerata premura, stavano alla larga o per lo meno in vedetta; alcuni, caduti in trappola, divenivano oggetto di un lavoro sempre più intenso e sempre più profondo da parte del propagandista rosso.
Ordinariamente questi cristiani erano sempre i meno ferventi; e saranno proprio questi a prestarsi al comunismo per gettare le prime basi di quel movimento che in breve tempo sarà valanga sotto la direzione di un Governo né ingenuo né stupido.
Poco dopo l'occupazione di Pechino e precisamente nel marzo del 1949 apparvero successivamente due documenti che mettevano allo scoperto le manovre del Governo, anche se firmati dalla sconosciuta e forse inesistente lega dei cattolici progressisti.
Fu un tentativo dei nuovi liberatori per saggiare il terreno e misurare le reazioni dei cattolici; inutile notare che le idee dei due documenti, una «lettera al clero» e un «proclama a tutti i fedeli», erano a sfondo demagogico e falsamente democratiche.
La «lettera al clero» lumeggiava con uno stile marxista il motivo caro alla propaganda di tutte le botteghe politiche, le quali hanno da perdere in ogni interferenza con la religione. Tra l'altro diceva: «La Chiesa non è democratica per costituzione organica, difatti non si appella mai al popolo, non consulta le idee delle masse, ma si regge sugli schemi di un feudalismo sorpassato e fascistizzante»; quasiché la religione fosse il prodotto di un sentimento religioso innato nell'uomo e non piuttosto l'oggetto del sentimento religioso; oppure come se la dottrina cristiana ammettesse una evoluzione sostanziale del suo contenuto, mentre è chiaro, pacifico che la sua essenza è immutabile ed eterna.
Il secondo punto della «lettera» — ed era ciò che veramente interessava agli autori — esigeva che i Sacerdoti si attenessero unicamente all'amministrazione dei Sacramenti. Strano! Questi signori, nel momento stesso in cui rimproverano la Chiesa di interessarsi dei loro affari, si ingeriscono autorevolmente a definire l'ambito dell'azione religiosa.
L'incredibile accadde con il «proclama». Mentre si rinfacciava alla Chiesa il suo metodo assolutista, fascista, dogmatico, con aria da monte Sinai si stabiliva ciò «che era sufficiente a credersi per essere dei buoni cattolici»; e ne usciva così un gustoso brodetto.
«Sono necessarie la fede, la speranza e la carità; credere in Dio (come se ciò fosse una cosa diversa dalla fede!); osservare i Comandamenti; sopprimere i metodi dispotici, feudali, fascisti; sostenere il nuovo Governo; ascoltare le masse; obbedire incondizionatamente alle organizzazioni governative; viva S. Giovanni Bosco; viva S. Luigi Gonzaga; viva la Chiesa Cattolica!» Quale Chiesa Cattolica? veniva voglia di chiedere! Quella che è da venti secoli, con la croce o quella che è da venti settimane, con la falce e martello? L'effetto primo di questi documenti fu un po’ di confusione tra le file dei cattolici e del clero; nulla più!