Quando mi insegnavano queste cose, la Cina comunista stava attraversando una durissima prova di selezioni (purgatorio!) per il famoso movimento delle «tre opposizioni»: opposizione alla cupidigia, opposizione allo sciupio, opposizione alla burocrazia. Il movimento era capeggiato dallo stesso Mao Tse Tung.
Seguii questo movimento che iniziò negli ultimi giorni del 1951 e durò più di quattro mesi, in prigione, durante il mio indottrinamento! Di portata colossale ed importanza storica, esso ingoiò migliaia e migliaia di vittime, tra cui alti gerarchi del Partito.
Nonostante il grande salasso del primo periodo dell'occupazione c'erano ancora dei residui nazionalisti che bisognava liquidare a tutti i costi.
Serviva un pretesto per ammantare del più alto ideale di giustizia questo secondo salasso. Siccome l'accusa altrui è troppo semplice e mai assoluta, il nuovo Governo escogitò un mezzo finissimo per demolire le vecchie mentalità; un tormento psicologico e morale che supera ogni persecuzione fisica: l'autocritica !
Tutti dovevano confessarsi pubblicamente, non già dei peccati contro Dio, ma di tutti i peccati, anche di solo pensiero, fatti contro il popolo sovrano; in ultima analisi era il popolo che chiedeva perdono a se stesso!
Anche in Italia c'è stata una specie di autocritica con la spontanea dichiarazione del reddito. E che coro di proteste!
C'era da vederlo il popolo cinese, preoccupato, chiuso in se stesso, agitato, scontento, mentre i giornali incoraggiavano le masse a confessare senza timore, pubblicando le autocritiche dei pezzi grossi e le loro pronte, studiate, «sincere» ritrattazioni.
Per noi prigionieri che la facemmo diecine di volte, fu come una rivincita vedere le nostre guardie e i nostri giudici dover fare, scocciatissimi, quella gustosa operazione cerebrale che con tanto sussiego e brutalità avevano esigito da noi!
Il Governo si era benignamente degnato di suggerire la falsa riga per questi plebiscitari esami di coscienza, con il classico movimento delle tre opposizioni !
La prima opposizione era la condanna di coloro che ancora possedevano o avevano posseduto; e fu applicata con una tenacia e una grettezza incredibili. L'ingordigia ebbe buon gioco e la rivalità fece il resto. Un esempio per tutti.
La signorina giapponese che era prigioniera con noi nei primi tempi dell'indottrinamento, aveva lasciato su di un'alta finestra la scatola vuota di una crema per la pelle. Una guardia, annoiata più che mai della vita monotona, passeggiava su e giù per la stanza; improvvisamente gli caddero gli occhi su quella scatola e con tutta disinvoltura la prese, vi introdusse l'indice destro e lo girò attorno per tentare di raccoglierne i rimasugli; poi, soddisfatto, se ne unse le mani. Non l'avesse mai fatto, perché qualcheduno lo stava spiando e furono dolori...
I giudici vennero più volte al giorno per una settimana intera ad interrogarci se avevamo visto il soldato quando prendeva quella crema, dove, come, in che ora, ecc. Aveva preso una cosa che non era sua, non si era opposto cioè alla cupidigia, sprecando inutilmente il non necessario; e dovette assoggettarsi per notti intere ad autocritiche pubbliche.
Per solennizzare e propagandare il movimento della triplice opposizione, il Governo ordinò le vacanze scolastiche: tutti gli alunni, specie universitari, erano sguinzagliati in tutti i vicoli per controllare l'iniziativa del Governo. Si ripeteva così la tattica di quando, nei primi tempi, si provvide alla distribuzione delle terre da dissodare, incamerate tutte dallo Stato. Ne erano incaricati gli studenti, accompagnati da guardie e soldati: chi faceva la minima resistenza era spacciato per direttissima.
Furono molte diecine di migliaia le vittime della riforma agraria; ma infinitamente di più le vittime politiche della triplice opposizione! In tutte le città e nei villaggi funzionavano tribunali di emergenza che accoglievano tutte le accuse e non sentivano difese; passavano per le armi senza inutili appelli e senza misericordia.
In questa occasione emerse una cosa indegna e raccapricciante: nelle scuole, dalle elementari alle superiori, si interrogavano gli alunni sui discorsi dei loro genitori in rapporto al Governo, alle riforme, alla guerra di Corea, al salario... Specialmente i più piccoli narravano tutto senza capire e senza malizia; l'indomani le guardie entravano in casa e portavano via babbi e mamme che spesso non tornavano più.
A questo punto nessuno si fidava più di nessuno; né il marito della moglie, né i genitori dei figli. Non solo, ma era pericolosissimo per i grandi, scaltrire e rimproverare i piccoli per qualunque cosa. Equivaleva reazione. Quindi: morte!
Intanto i giovani frequentavano in massa scuole promiscue d'indottrinamento marxista, imparando che finalmente erano liberi da tutti i legacci del tradizionalismo familiare. Soltanto il Governo è nostra madre, è nostro padre!
L'incubo, il terrore, lo spavento che questa situazione creava e crea tuttora nella vita dei cittadini cinesi sono inimmaginabili.
Mi si domanda spesso quale sia l'opinione pubblica cinese sul nuovo Governo; è impossibile conoscerla, perché: chi si azzarda a dire la verità nel paese della cuccagna? E chi ha il coraggio di chiederla? Ogni amico può essere il traditore!
Mi sono tanto meravigliato del raccapriccio degli europei quando, nell'ultimo processo di Praga, han visto i figli e le mogli accusare i loro padri, e i loro mariti!
In Cina queste sono ormai bagatelle, all'ordine del giorno!