Il tempo mi correva tra libri e riviste marxiste. E studiavo con molta diligenza. Ogni giorno, e più volte al giorno, veniva l'ufficiale responsabile a sentirmi la lezione. Poi, s'intavolava un dialogo. Con la massima facilità dalle notizie del giornata saltavamo ai principi di Marx e Lenin; da spunti religiosi a problemi scientifici.
Di tanto in tanto capitavano degli specializzati nell'indottrinamento. Ma di regola discutevo con le guardie, veri pozzi di ignoranza. Ripetevano a disco gli slogans della propaganda; di Marx essi ne sapevano quanto un asino sa del giudizio universale di Michelangelo.
Anche l'ufficiale si arenava nelle discussioni che sapevano troppo di filosofia, di fenomenologia e di plusvalore.
Ma c'era Wang per tutti, logico almeno quanto Lucifero. Si poneva in mezzo alla nebbia delle nostre ideucce, accendeva la pila del suo ingegno più aguzzo del chiodo e con cristallina chiarezza ci scioglieva i nodi del nuovo verbo, della nuovissima scrittura, della nuova bibbia, del nuovissimo vangelo.
Le questioni più accanite esplodevano quando si parlava dell'esistenza di Dio, dell'origine della natura dell'uomo, dei miracoli...
— Voi dite che all'inizio di tutte le cose c'era Dio; ma Dio è una proiezione fantastica dell'uomo, incapace di spiegare certi fenomeni strani che si verificano nell'universo e in noi; ma di mano in mano che la scienza progredisce tutto si spiega e il vostro mistico Dio se ne ritorna all'Olimpo delle antiche favole.
In principio era la sola materia che per il lento ma continuo lavorio di forze chimiche e fisiche è passata di grado in grado, di specie in specie, fino all'uomo: un animale come tanti altri, ma che si distingue da tutti per la presenza del pensiero che non è l'emanazione dell'anima, del resto mai vista, ma rappresenta la suprema attività della materia.
— Sicché voi credete davvero che l'uomo derivi dalla scimmia?
— Non dalla specie di scimmia che oggi conosciamo, ma da un'altra specie sconosciuta, scomparsa. L'uomo di oggi è la scimmia di ieri.
— Ma questo come riuscite a provarlo?
— Tu capisci bene che la cosa è complessa e difficile, ma non impossibile.
— Se tutto proviene dalla materia, voi escludete l'anima spirituale e immortale. La materia è sempre materia. Ma allora come spiegate quei fenomeni, la realtà e le leggi della fisica?
— L'inganno di voi cristiani e di tutti i credenti sta qui. Voi affibbiate un non so che di soprannaturale a tutto ciò che la scienza non ha ancora registrato. Ma guardiamo gli enormi e meravigliosi progressi dei millenni; quello che un tempo era misterioso ora è chiaro; tra secoli o millenni, tutti i vostri misteri o miracoli non saranno più che tecnica ed esperienze di laboratorio. Per esempio: chi avrebbe mai creduto al rimedio contro la morte, non definitivo magari, ma efficace per allontanarla almeno di due secoli? Questa medicina è stata prodotta in quantità minime ancora, e già messa a disposizione di Stalin e di Mao, dalla Commissione scientifica di Mosca. Ridergli in faccia? Ne avevo tanta voglia. Eppure questa era la convinzione di tanti poveri illusi.
Anche oggi la penseranno così? Stento a crederlo; tuttavia non escludo la possibilità che i più fanatici siano tentati a credere ad un errore di «ricetta», nei riguardi del povero Compagno Stalin. In ogni modo ormai per Stalin l'errore è irreparabile: speriamo che non lo si ripeta per qualche altro.
La fiducia dei miei interlocutori nella Commissione scientifica di Mosca, era sconfinata. La scienza, e in particolare la scienza dell'U.R.S.S., è la midolla di tutto il loro sistema marxista nella rinnovata concezione del mondo.
In quanto all'esistenza di un Dio, alla mia prova dell'ordine delle cose che presuppone un Ordinatore sommamente intelligente e che sia al di fuori delle stesse cose ordinate, rispondevano:
— Come puoi tu stabilire delle leggi sull'ordine delle stelle, quando la Commissione non è ancora riuscita a scrutarne le prime propaggini di tutto il sistema?! Quando si arriverà all'ultima pagina di questo libro che s'intitola Universo, allora si! Ma a quei dì il vostro Dio sarà vecchio e sgangherato più del nonno di Adamo.
Chi sia questo nonno di Adamo lo saprà senz'altro la Commissione di Mosca!
— Perché voi già state nell'errore ponendo Dio come centro della vostra religione che è illusione popolare molto utile al capitalismo per addormentare la coscienza del proletariato e per resistere, inutilmente, alla marcia che il Comunismo ha intrapreso nel nome della classe che sola ha il diritto e il destino di prevalere, perché lavora, produce, ed ha in pugno l'avvenire. —
Come tutti i salmi — nel Coro del mio Convento — finiscono in Gloria, così finiva, nel nostro parlamento, ogni questione teologica o filosofica sul preconcetto social-marxista.
Altro cavalluccio di battaglia era la guerra batteriologica in Corea. Qui agiva la grancassa sull'ingiusta ed iniqua aggressione dei barbarissimi americani. E come non crederci, quando su tutti i giornali apparivano le fotografie dei topi, degli insetti, delle oche pidocchiose e di tutta la fauna che gli Americani avevano lanciato sulla Corea del Nord?
Ricordo la campagna indetta in grande stile dal Governo, nei primi tempi dell'occupazione, contro le mosche e i topi portatori di peste! Tutti eravamo obbligati a parteciparvi direttamente o indirettamente; io andai con una squadra di giovani, trombe e tamburi in testa, a schiamazzare, per le strade di Pechino; e quando attorno al nostro gruppetto si accalcò una folla di mille curiosi, un oratore estemporaneo si levò su di uno sgabello e indisse la santa crociata dell'igiene, contro la peste scoppiata per colpa degli imperialisti.
La nuova campagna in occasione della presunta guerra batteriologica in Corea, rinnovava simili scene: gli scolari e altre categorie erano obbligati ad uccidere giornalmente mille e cinquecento mosche per collaborare alla difesa pubblica; ed era curioso vedere quelle nostre guardie andare in cerca di mosche! La guerra batteriologica coreana la presi sul serio anch'io; e provai tanto disprezzo per gli americani che quasi rasentavo l'odio. C'erano le fotografie!...
Un giorno apparve sul giornale una caricatura del Papa che benediceva alcuni insetti da lanciarsi sopra la Corea. Dissi che ciò era assolutamente impossibile. L'ufficiale mi trattò da partigiano ed apriorista.
Replicai che la guerra batteriologica era innegabile, ma che il Papa non poteva assolutamente approvarla, molto meno benedirla.
— Allora, questa fotografia come la spieghi?
— Questa non è una fotografia, ma una caricatura!
— Ma una caricatura che rispecchia il pensiero del tuo Papa!
— No ! Rispecchia il pensiero di chi l'ha fatta !
Mi disse che il mio progresso (Chin Pu) appariva molto lento in questa materia; e si augurava un mio maggiore approfondimento sui principi della dottrina comunista.
Non seguivo alcun metodo scolastico, progressivo, ma soltanto lezione di occasione. La mia bibliotechina: il Capitale di Marx, la Storia del Comunismo in Russia e in Cina, cinque volumi di Letteratura Russa contemporanea, alcune riviste russe, come: La Donna Russa, La Soviet, ecc, ed una diecina di opuscoli illustranti il principio, lo sviluppo e la vittoria finale del comunismo in Cina.
Oltre a ciò avevo il quotidiano cinese e il settimanale: People's China!
La cosa più odiosa era Marx, questo idolo che non digerivo. Pure, m'era giocoforza ingozzare sempre Marx, masticarlo come la gomma americana, tenermelo sullo stomaco come un mattone. Tutto era poi intonato all'odio verso gli imperialisti. Quando io notavo che, secondo la dottrina del Cristo, non potevo odiare i peccatori, ma soltanto i principi che inducono al peccato, essi sudavano per convincermi che anche Cristo aveva «odiato» i ricchi, i Farisei, i profanatori del Tempio, ecc.; però in questi dibattiti finivamo sempre nel compromesso: pietà per gli imperialisti, odio per l'imperialismo...
In prima linea, mettevamo pur sempre il tema sulla libertà di religione. Su questo argomento cercavano di battere fino alla noia: libertà di religione per tutti e libertà di tutti per ogni religione.
Ogni volta che la stampa ne trattava, si ribadiva sempre il concetto della libertà di essa; e per radicarlo bene nella mente del pubblico si prendeva occasione da qualsiasi avvenimento per dimostrare che anche la Cina, come la Russia, rispettava questo principio.
Quando visitò la Cina l'Arcivescovo protestante di Chantorbery, la stampa non fece che lodare questo principio e decantare la volontà del Governo di difenderlo ad ogni costo.
L'articolo sesto della Costituzione del 1° ottobre 1949 «Programma Comune» dice testualmente così: «È concessa alle minoranze nazionali la libertà di sviluppare i loro dialetti e le loro lingue, di preservare o riformare i loro costumi, abiti e credenze religiose!».
La Costituzione è Costituzione; la propaganda è propaganda; la strategia è strategia. Ma non basta per capire che cosa sia questa «libertà di religione». Io l'ho visto e me l'hanno imparato: libertà di religione per la Cina di Mao vuol dire libertà dalla religione. E ciò per dialettica elementare. Il Comunismo è ateismo: non Dio, non religione; è materialismo: non spirito, non soprannatura. Negano perciò assolutamente l'Assoluto; ammettono l'esistenza storica del Cristo, ma solo figlio di donna, come Stalin, come Mao, come me. E lo stimano come uno dei più grandi uomini dell'umanità: ammirano altissimamente i suoi principi di riforma sociale, nell'uguaglianza di tutte le classi, nella fratellanza di tutti i popoli, nella valutazione del lavoro, ma la sorte gli fu nemica, perché morì troppo presto e la sua riforma abortì in partenza. Anche egli patteggiò con principi religiosi, li accettò come leva, li sancì, li praticò e li predicò per non urtare contro tutta una tradizione superstiziosa, ma lo scopo finale era l'attuazione del suo sistema sociale. Ora la Chiesa ha ereditato dal Cristo solo ciò che egli tollerava, ed ha trascurato invece completamente i suoi principi sociali.
Il Comunismo, al contrario, ha ereditato dal Cristo l'essenza della sua dottrina, pur senza trascurare l'apparenza dei suoi principi religiosi; «per cui se noi andiamo bene in fondo, i cristiani sono i traditori della dottrina del Cristo, perché ne fanno vedere soltanto la scorza».
Il Comunismo, insistevano sempre i miei maestri di indottrinamento, è per se stesso essenzialmente materialista e quindi ateo; nega perciò a priori ogni principio di soprannaturalità, per cui se nel suo dogma lasciasse posto per la religione, ipso facto non sarebbe più Comunismo! Da notare però che, per arrivare alla completa realizzazione del vero Comunismo, ultimo stadio della società perfetta, è necessario attraversare altri gradi, tra cui il socialismo; difatti la Russia, a trentacinque anni dalla rivoluzione, sta ancora in questa prima fase!
Quando saremo arrivati allo stadio della società perfetta, allora la religione non vi sarà più; ma in questo primo periodo di transizione il Comunismo tollera il principio di religione, purché non intralci il Governo.
La dottrina del Cristo, quanto quella del Comunismo, tendono ambedue a sollevare la società umana ad un comune livello di felicità, senza distinzioni di razze o di classi; ma quel paradiso chimerico che il Cristo promette dopo la morte a tutti coloro che osservano la sua legge, il Comunismo lo donerà realmente e visibilmente su questa terra, e tale paradiso terrestre sarà incomparabilmente più perfetto e più felice di quello soltanto utopistico dei pulpiti e delle sacrestie. E come il paradiso fiabesco del Cristo è preceduto da un purgatorio, così quello reale del Comunismo; un purgatorio vero come vero sarà il suo paradiso; purgatorio che è purgazione dei membri cattivi della società.
Completando l'idea che i comunisti hanno della libertà della religione, posso aggiungere che i miei maestri d'indottrinamento mi spiegavano con insistenza come la lotta tra religione e Comunismo non è già una lotta di armi, ma d'idee. Il Comunismo, oltre la libertà di religione, professa anche quella d'idee.
Forse per questo nella seconda costituzione russa l'articolo quarto del capitolo primo, riguardante la libertà religiosa diceva: «La libertà di propaganda religiosa e antireligiosa è riconosciuta a tutti i cittadini»: ma nella successiva l'articolo quarto cambiò così: «allo scopo di assicurare ai cittadini la libertà di coscienza, la Chiesa in U.R.S.S. è separata dallo Stato e la scuola dalla Chiesa. La libertà di professare (professare soltanto) culti religiosi, e la libertà della propaganda antireligiosa sono riconosciute a tutti i cittadini».
Io, nella mia Cina, ho ben visto che la libertà di cervello consiste soltanto nel parlare, nello scrivere, e nel pensare come parlava, scriveva e pensava Giuseppe Stalin!
Il Comunismo lascia piena libertà di «professare» ma non di «propagare» la propria fede religiosa; e nello stesso tempo propaga infaticabilmente i suoi principi. La verità — dice — si farà strada da sé!