Il venerdì 7 gennaio 1938 è stato demolito il piccolo fabbricato che sorgeva dal 1925 in via Biancolina vecchia presso la fine dell’orto di canonica davanti alla chiesa, e che nella nuova numerazione portava il n.1. Era stato costruito dal proprietario della tenuta Lorenzatico ad uso vendita di carne, quando, non potendo il parroco prestare ulteriormente il locale nella vecchia stalla di canonica perchè ridotto a bucateria e dove si spacciava tal merce da una ventina d’anni, fu provvisto a tal bisogna col nuovo locale, dopo la demolizione del quale è cessata anche la vendita della carne bovina. Di tale piccolo fabbricato nulla è rimasto: solo il ponticello pel quale vi si accedeva è rimasto a ricordarlo a chi lo ricorda.
Il martedì 3 maggio 1938 festa dell’Invenzione di S.Croce, il card. Giovanni Battista Nasalli Rocca dei conti di Cornelliano, nostro amatissimo arcivescovo, ha compiuto nella nostra parrocchia la seconda s. visita pastorale. Già il mercoledì 27 aprile mons. Federico Gambucci, vicario generale, a nome di sua eminenza aveva tenuto alle 16.45 l’esame di dottrina, al quale presero parte 51 maschi e 69 femmine, complessivamente 120 fanciulli, dei quali parecchi dai 14 ai 18 anni: l’esito fu soddisfacente; anzi monsignore ebbe la bontà di dichiararsi pienamente soddisfatto. Lo stesso prelato nel ritorno per San Giovanni aveva visitato l’oratorio della Tassinara, trovandolo in ordine e rispondente a tutte le regole liturgiche, restaurato internamente a regola d’arte due anni prima dai patroni. Il parroco aveva curato alla sua volta il restauro interno ed esterno della chiesa parrocchiale e della canonica.
Sulla porta della chiesa era stata posta nell’occasione la seguente iscrizione: Oggi 3 maggio 1938/la parrocchia nostra/accoglie in gaudio/L’Angelo della Diocesi/S.E. G.B.Card..Nasalli Rocca/il quale viene a compiervi/per la seconda volta/la S. Visita Pastorale/benedicendo pure solennemente/la prima pietra del campanile/La Pastorale benedizione/scenda sul gregge e sul pastore/propiziatrice di celesti favori/di opere belle e grandi/intese alla maggior gloria del Signore.
Il popolo era stato preparato da un corso di santi esercizi tenuti da don Aldo Quattrini parroco di Santa Maria di Padulle, dal 28 al 30 aprile.
Sua eminenza giunse alle 7.40 in auto per la via Boschi e fu accolto dal parroco locale e da quelli di Bagno, Padulle, Sala, Zenerigolo, ed altri sacerdoti al cancello del palazzo Ca’ Rossa sulla via Biancolina (essendo impraticabile la via Biancolina vecchia a causa dell’alluvione del Samoggia), salutato festosamente dai bimbi della scuola di dottrina, dagli appartenenti alle associazioni di Azione cattolica e dal numeroso popolo con cantico di gioia, al suono delle nuove cinque campane e al canto del Benedictus, fece l’ingresso in chiesa al canto del Sacerdos et Pontifex, accompagnato dall’organo. Dopo le sante cerimonie di rito, celebrò la S. Messa, tenendo al Vangelo l’omelia sulla festa del giorno, poi amministrò la SS. Comunione a circa 250 parrocchiani, numero grande relativamente alla popolazione. Visitò quindi processionalmente il cimitero, alle 10 amministrò la S. Cresima a 51 fra bimbi e bimbe, dei quali 36 parrocchiani, concludendo con brevi parole di esortazione. Dopo la processione e la benedizione alle campagne col Legno di S. Croce, ebbe luogo alle 11.15 la S. Messa in canto da parte del popolo (Missa Angelorum), con accompagnamento dell’organo. Nel pomeriggio alle 16.30 ebbe luogo la posa della prima pietra del nuovo campanile. Infine alle 17.30 si tenne la funzione di chiusura, dando la benedizione col Santissimo. La prelodata eminenza concluse la s. visita, manifestando la sua alta soddisfazione per l’esito di essa, nonchè il suo compiacimento pei lavori eseguiti nella nostra chiesa, che disse di essergli molto piaciuta, specialmente per l’abside, "semplice - disse - ma devota e comoda". "La chiesa - aggiunse - sarà ancora più bella allorchè sara terminata secondo il progetto esposto". Sua eminenza, terminata la funzione di chiusura della s. visita, manifestò il desiderio di visitare i luoghi più vicini alla rottura del torrente Samoggia, e di constatare de visu i danni arrecati. A piedi, in mezzo ai campi devastati, sua eminenza, accompagnato dal parroco, dal podestà di San Giovanni in Persiceto e da alcuni sacerdoti e secolari, giunse attraverso il cortile del fondo San Cristoforo all’argine della Samoggia fino al luogo dove il 30 agosto scorso anno avvenne la rotta. Proseguì poi pel fondo Sant’Alò (la Motta), attraversando poi il torrente pel ponte di legno costruito in via provvisoria pei lavori di consolidamento degli argini, corrosi pericolosamente alla loro base dalla violenza della corrente. In seguito, percorrendo l’argine opposto, raggiunse il ponte di Loreto, dove montò in automobile, facendo ritorno a Bologna, dopo avere manifestato al parroco e al podestà il suo vivo dolore per tanta rovina; l’augurio per tempi migliori; la soddisfazione e il ringraziamento per l’accoglienza ricevuta.
Da lunghi anni era sentita la necessità di addivenire alla costruzione di un nuovo campanile, essendo l’attuale pendente e malsicuro e inoltre per la oscillazione accentuata causa di incrinature diffuse nella volta della chiesa e specialmente nel transetto. Infine il referto dell’ufficio tecnico del comune di San Giovanni in Persiceto (provocato dal parroco a scanso di responsabilità) parlava chiaro: "inutile pensare a restauri: è necessario provvedere un nuovo campanile". E la Provvidenza è venuta in aiuto in un modo impensato: l’alluvione del 30 agosto 1937 portò ingente quantità di ottima sabbia sul terreno vicino allo rotta: di ciò approfittò il parroco, il quale, ingaggiati alcuni birocciai, fece condurre nel cortile davanti alla chiesa una quantità di sabbia presumibilmente bastante alla fabbrica del campanile e pel compimento dei restauri della chiesa: circa 250 metri cubi. La vista della sabbia è stata pei parrocchiani provvidenziale; mentre la venuta delle nuove cinque campane aveva fatto pensare al nuovo campanile, la sabbia eccitò l’entusiasmo per l’ardua impresa. Bastò che nell’adunanza dei capifamiglia tenuta il 27 marzo (intervenuti 44 su 114, pochi ma non importa!) il parroco accennasse all’opportunità di fare benedire dal card. arcivescovo e porre la prima pietra del nuovo campanile, che subito, finita l’adunanza l’idea venne discussa alla chetichella e approvata con entusiasmo. Si decise che i parrocchiani si sarebbero intanto prestati gratuitamente per lo scavo delle fondazioni. E il giovedì 7 aprile si incominciò: il terreno venne mediante carrelli su rotaie decauville trasportato nel cortile a sud della canonica ad est, per essere in seguito sistemato a coltivazione; lo scavo fu terminato la sera di giovedì 28 aprile, e la mattina seguente si cominciò a versare il calcestruzzo per la fondazione, fino a raggiungere lo spessore di m. 1.20. Lo scavo fu stabilito inizialmente di m. 6 per lato, ma poi la pioggia insistente e l’acqua che zampillava abbondante e che raggiunge l’altezza di m. 1.70 dalla profondità dello scavo (che è di m. 3.10 dal livello del terreno) produssero diverse corrosioni, per cui si pensò di aumentare i lati, che raggiunsero m. 7 ciascuno, mentre la profondità raggiunse i metri 3.10; poca in verità, relativamente alla fabbrica, ma sufficiente: abbiamo avuto l’avventurata sorte di trovare il terreno ottimo, a tal punto che le grosse palafitte di pioppo (una per ogni angolo ed una in mezzo: quelle di m. 3.50, questa di m. 5) a stento sono state infisse nel fondo a colpi di maglio: anzi la mediana la si è dovuta segare per un metro, e le altre hanno fatto capolino dal fondo per 20 centimetri, a giudizio quindi dei competenti e dell’architetto si tratta di fondo sicurissimo.
L’acqua, si è detto, è molta nel sottosuolo, ed è stato necessario estrarla ogni mattina prima del lavoro, ed anche durante la giornata, con due pompe azionate dagli operai. Ultimamente anzi, e cioè prima di incominciare la posa del calcestruzzo, fu necessario far ricorso ad una pompa a motore, prestata, come le altre, da un parrocchiano. Il sabato 30 aprile a sera il calcestruzzo era tutto in opera coll’aiuto dei parrocchiani, che fecero a gara prestandosi a turno per quest’opera, per la quale tanto entusiasmo addimostrarono.
Come si è detto, il card. arcivescovo alle 16.30 del 3 maggio, in occasione della s. visita pastorale, dalla canonica processionalmente si recò sul luogo dove erano scavate le fondazioni e dove era già stato gettato, come detto, il calcestruzzo per uno spessore di m. 1.20. Era stato apprestato un comodo ponte di legno sovrastante il vano, e su di esso appesa a una potente carrucola era posta la pietra, che doveva essere calata dopo la benedizione. Era stata preparata in antecedenza la pergamenna, dettata dal prof. Giuseppe Rivani, architetto, sovrintendente ai lavori, e che era così espressa: "Nell’anno del Signore millenovecentotrentotto, XVI dell’Era Fascista, II dell’Impero, sotto il Pontificato di S.S. Papa Pio XI e nel giorno tre del mese di maggio, Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Giovanni Battista Nasalli Rocca Conte di Corneliano, Arcivescovo di Bologna, poneva la prima pietra di questo campanile, eretto dall’arciprete don Enrico Donati e dai Parrocchiani di S. Giacomo di Lorenzatico, su disegno dell’Architetto Prof. Giuseppe Rivani".
Sua eminenza salito sul ponte ha benedetta la pietra e poi sottoscritta la pergamena, e dopo di lui hanno firmato il parroco, il podestà di San Giovanni in Persiceto, ing. Alberto Bastia, mons. Amedeo cav. Cantagalli, arciprete - vicario foraneo di San Giovanni in Persiceto, numerosi parrocchiani ed anche alcuni non parrocchiani, e inoltre due bimbi parrocchiani. La pergamena è stata poi immessa nel tubo di piombo assieme a tre medaglie offerte dal parroco, e poi murata dal cardinale, dal parroco e dalle principali autorità, e quindi la pietra è calata lentamente, fra gli applausi della folla numerosissima. Il cardinale ha poi parlato, manifestando la sua vivissima gioia per questa santa cerimonia, segno di fede e di coraggio, di fede in Dio, di coraggio dopo la sventura causata dall’inondazione. Ha poi aggiunto che la domenica 24 aprile ha benedetta la prima pietra del campanile di Casalecchio di Reno, che sorgerà per la munificenza di un signore di quella parrocchia. "Qui sono tutti i parrocchiani a volere la nuova opera che sfiderà i secoli; la c’è un cuor solo e la potenza finanziaria; qui tanti cuori, anche se non grande ricchezza; ma non importa: tanti cuori e tante volontà potranno far sì che sorga anche prima". Queste parole furono accolte dagli applausi della folla. Un concerto bandistico prima e dopo la santa cerimonia rallegrò i numerosissimi convenuti. I parrocchiani poi in occasione della festa offrirono £. 981.30, raccolte da speciale comitato formato nell’adunanza dei capifamiglia, tenuta, come detto, la domenica 27 marzo.
Essendo necessario altro materiale per finire le fondazioni del nuovo campanile, si pensò di servirsi del vecchio, inutile a conservarsi, non rivestendo alcun interesse artistico. E qui i pareri sul come demolirlo furono discordi, se cioè demolirlo a poco a poco, oppure atterrarlo senz’altro. Certo il primo progetto si presentava più sicuro, ma relativamente assai dispendioso; l’altro invece sbrigativo, pure prestando qualche pericolo, specialmente pel fianco della canonica in corrispondenza della sagrestia, ma non ci si aspettava certo e a nessuno balenò in mente quel che di fatto avvenne.
Si decise, dopo molto discutere, per quest’ultimo progetto: atterrare il campanile; e il venerdì 6 maggio alle 8.45 si cominciò il taglio immediatamente al disopra della cappella della Madonna di Loreto. Alle 9 l’orologio suonò per l’ultima volta dal campanile. Nel pomeriggio lavorarono allo stesso intento quattro muratori, e verso le 17.30 si tentò colle funi ad opera di numerosi parrocchiani di aver ragione del campanile, ma esso resistette. Fu quindi necessario ampliare il taglio in altezza e profondità; il che fu fatto il giorno dopo: il taglio raggiunse m. 0.40 in altezza e 0.95 in profondità, e alle 11.30 il lavoro era terminato. Nel pomeriggio, richiamati dal suono della campana maggiore, si diedero convegno molti volonterosi giovani parrocchiani, ed anche molti curiosi: alle 13.55, tolti i puntelli posti all’inizio dei due lati del taglio, il campanile ferito a morte e vinto dalle robuste braccia dei giovani alle corde che erano state applicate superiormente alla cella campanaria, dovette cedere, e precipitò con immenso boato.
E qui avvenne quello che a nessuno era passato in mente: il campanile, invece di precipitare unito al taglio, si sfasciò dal taglio stesso fin quasi alla cella campanaria: due grandi massi ruzzolarono, l’uno verso lo schienale del tetto della chiesa e venne fortunatamente trattenuto da una chiave di ferro del campanile (altrimenti avrebbe compiuto chissà quali guai), l’altro masso precipitò sulla attigua cappella della B. V. Lauretana, ne sfondò la volta, andando a fracassarsi sull’altare di marmo, che naturalmente andò in frantumi, restando intatto solo il paliotto di scagliola rappresentante la traslazione della S. Casa, e quasi intatte le due colonnette a sostegno della mensa. L’altare era stato eretto nel 1931 in occasione del III centenario Lauretano.
E così ebbe fine il vecchio campanile, costruito nel 1496, innalzato dalla cella campanaria in su dal parroco don Pistorozzi nel 1762, che tanti eventi e lieti e tristi ha visti verificarsi attorno a sè nei lunghi anni. Il campanile si è sfasciato: solo la guglia è rimasta quasi intatta; mentre la si credeva vuota, è risultata massiccia e del peso di circa ottanta quintali. Evidentemente essa ha avuto non piccola parte nel fatto dello sfasciamento del campanile: il suo peso enorme lo ha costretto a piegarsi su se stesso ad aprirsi dove la sua coesione era minore; ed infatti si è osservato che mentre dalla cella in su (costruzione del 1762) il materiale era ottimo, inferiormente, eccettuati gli angoli, il materiale di coesione era di qualità infima (poca calce e molta argilla e sabbia), risalendo la costruzione al 1496.
Il 4 maggio, mercoledì, si ripresero i lavori di compimento delle fondazioni del campanile, lavori che ebbero termine il sabato 27 dello stesso mese.
Credo interessante notare qui il materiale occorso per la bisogna: metri cubi 26 di ghiaia, fatta venire a mezzo di automotrice dal Reno a Borgo Panigale, tutto il materiale del vecchio campanile dalla chiesa in su, essendo la parte dalla chiesa in giù rimasta, una gran quantità di mattoni usati, di proprietà della chiesa ( metri cubi 40 circa), metri cubi 60 di sabbia, dalla inondazione dell’agosto 1937, ql. 50 di cemento prima qualità, ql. 71.50 calce Palazzolo, Kg. 109 tondo di ferro pei fianchi (da servire per l’armatura e ai quali verranno agganciati i ferri superiori per rendere più robusta la fabbrica), cinque palafitte di pioppo pel sondaggio del fondo.
La distinta delle spese è la seguente: istanza, carta bollo e permesso comunale, £. 38.35; sabbia, compresa la rimasta (circa metri cubi 190), £. 1062; ghiaia metri cubi 26, £. 760; cemento, calce, ferro, £. 2350; lista capomastro, compresa l’assicurazione dei parrocchiani contro gli infortuni (che è stata computata in £. 2691.80 agli effetti dell’assicurazione, importante £. 808.04, saldata in £. 800) e cinque palafitte di pioppo, nonchè noleggio e trasporto carrelli e binari decauville, £. 3613; sistemazione della sabbia rimasta, £. 100.75; sistemazione del terreno circostante alle fondazioni del nuovo campanile, £. 23.25; sgombero del pietrisco del vecchio campanile, £. 67.50; benzina pel motore della pompa per l’estrazione dell’acqua dalle fondazioni, £. 21; pergamena per la posa della prima pietra, £. 50; tubo di piombo per la pergamena, £. 10; totale, £. 8095.85.
Il venerdì 18 febbraio 1938 si è compiuta nella nostra chiesa una funzione di ringraziamento pel 25° di insegnamento nelle nostre scuole comunali da parte della signorina Bianca Neri di Bologna, che venne fra di noi esattamente il 18 febbraio 1913. Durante questo non breve tempo la festeggiata ha svolto un apostolato proficuo e pieno di sacrifici; meritava perciò un po’ di festa, che poteva riuscire assai meglio, se l’inclemenza della stagione non avesse impedito ai più di intervenire. In apposito scanno davanti all’altare era la festeggiata, attorniata dalla collega signorina domenica Bonetti, pure di Bologna, da alcune amiche, mamme e parecchi scolari. Il parroco ha celebrata la S. Messa, dicendo al Vangelo brevi parole di circostanza, che qui si riportano unicamente perchè facenti risaltare l’opera della nostra.
"Ci siamo qui raccolti davanti all’altare per una doverosa manifestazione di riconoscenza e di augurio verso chi oggi stesso raggiunge i 25 anni di insegnamento nelle scuole comunali di questa parrocchia: augurio sincero, riconoscenza doverosa per quanto di bene ha compiuto verso quelli che furono e sono i suoi discepoli, i quali certo, se avessero saputo di questa festa e potuto, sarebbero qui tutti per esprimere questi sentimenti. 25 anni di scuola, 25 anni di sacrificio, di apostolato, di merito. Penso non sia di molti sì lungo periodo di insegnamento nel medesimo luogo; e ciò per noi è motivo di gioia, perchè abbiamo potuto così constatare ed ammirare lo spirito di sacrificio della nostra festeggiata; sacrificio nel lungo viaggio di ogni giorno, sacrificio nell’isolamento delle nostre scuole, sacrificio pur anche in quello che è necessità del corpo, l’alimento: cose tutte da essa incontrate col volto ilare e col desiderio di compiere opera meritoria davanti al Giusto Rimuneratore delle buone azioni. Venticinque anni di apostolato, perchè la nostra ha costantemente riguardata la scuola come una missione, intesa ad aprire le tenere menti alla conoscenza del bene, e prima di tutto alla conoscenza della verità per essenza, Iddio, Signore di ogni scienza, Scientiarum Dominus, intesa all’educazione dei vergini cuori al bene vero, della volontà all’amore di Dio e della patria. Opera quindi altamente meritoria davanti al Signore e davanti agli uomini. Ed io sono sicuro di interpretare i sentimenti vostri e di quanti non sono qui ma sanno, dicendo la parola doverosa e sincera: grazie, grazie, grazie dall’intimo del cuore per quanto di bene ha compiuto a pro della nostra infanzia. Iddio ne la ricompensi, come non potrà ricompensarla, perchè tutto è stato compiuto alla maggior sua gloria. E dopo di ciò la preghiera: pregheremo il Signore durante la S. Messa; lo pregheremo anche in seguito, perchè abbia a benedire sempre l’opera della festeggiata e di chi le è compagna e collega assidua e diligente; l’opera di quanti si sono dati a questa importantissima missione, onde abbia a produrre ognora frutti duraturi di luce e di bontà: luce alle vergini menti, bontà nei vergini cuori dei nostri fanciulli, speranza della Chiesa e della Patria. E tutti unanimi prima di partire da questo sacro luogo innalzeremo a Dio l’inno di ringraziamento per averci fatto assistere a questo fausto giorno in cui, per quanto modestamente ma altrettanto sinceramente, abbiamo compiuta opera di affettuosa riconoscenza, di doverosa manifestazione dei nostri cuori memori e beneauguranti.
Signorina, ad multos annos!"
Col canto del Te Deum e colla benedizione del Santissimo la devota funzione ha avuto termine. In canonica è stato servito un rinfresco, e alla festeggiata un servizio per cancelleria in artistico astuccio. La signorina commossa ha ringraziato e in seguito ha espresso al parroco la sua riconoscenza.
Per la morte del cav. ing. Giuseppe Zucchi comproprietario della tenuta Lorenzatico, avvenuta a causa di incidente automobilistico il 2 maggio 1935, si è addivenuto per legge alla divisione della proprietà fra gli eredi del defunto e il fratello Pietro. La divisione è avvenuta nel 1938, avendo optato quest’ultimo per la parte verso Samoggia, composta dei fondi Ca’ Rossa, Curtatone, Loreto, Possessione grande, incluso il palazzo Ca’ Rossa da lui abitato: complessivamente tornature bolognesi 365 circa, mentre la tenuta è di tornature 724-23-45.
Il 25 luglio 1938 festa del titolare venne inagurato il nuovo altare di marmo nella cappella della B. V. Lauretana, in luogo di quello eretto nel 1931 a ricordo del III centenario Lauretano e rimasto distrutto nella caduta del vecchio campanile. Il nuovo altare (del vecchio si utilizzarono appena le colonnine di sostegno della mensa) importò la spesa di £. 1120, coperta dalle offerte di persone devote e dei parrocchiani. E’ quasi identico al precedente e porta attorno alla mensa l’iscrizione scolpita nel precedente a ricordo del centenario suddetto. Nella spesa dell’altare non è compresa quella pel restauro della cappella, inclusa nella lista della tinteggiatura parziale della chiesa in occasione della s. visita pastorale del 3 maggio.
Il sabato 6 agosto 1938 alle 22 è morto con tutti i conforti della fede, Pietro Zucchi, proprietario della metà della tenuta di Lorenzatico. Di animo buono, amministratore probo e onestissimo, agricoltore provetto, acquistò assieme al fratello cav. ing. Giuseppe la tenuta e in pochi anni riuscì a far fronte ai molti impegni contratti e a rialzare le sorti della famiglia. L’universale estimazione di cui era circondato gli meritarono compianto sincero, manifestatosi nei solenni funerali di domenica 7 e lunedì 8, in cui ebbe luogo ufficio solennissimo di 38 Messe. Alla Messa solenne si cantò la Messa a 3 voci pari del Perosi dai sacerdoti con accompagnamento d’organo. Dopo le esequie la salma venne inumata nel sepolcreto di famiglia. Il defunto ha costituito eredi universali le sorelle Amelia, Ernestina e Anna in Gotti.
La domenica 24 luglio 1938, mentre si svolgeva la funzione- triduo del titolare, e precisamente alle ore 18, si scatenò furioso maltempo con forte grandinata, che però non cagionò danni irreparabili, quantunque non lievi. Però altra grandinata ben più grave si verificò il giovedì 11 agosto verso le 17, e questa volta con gravissimi danni all’uva e ai cocomerai: nulla quasi rimase, tanto vero che in moltissimi poderi il raccolto dell’uva fu nullo o quasi, eccettuati quelli della tenuta Zenerigolo, dove fu possibile avere un po’ di primizia dell’uva; in minima parte dalla tenuta di Lorenzatico; nel resto niente. La grandinata ebbe inizio nel mantovano e si estese per una larghezza di 4-5 chilometri fino a Lovoleto (Granarolo), arrecando dovunque danni assai gravi.
Il 20 agosto 1938, sabato, alle 10 ha ripreso a suonare l’orologio dal troncone del vecchio campanile, mentre la solita campana (quella appartenente già all’oratorio di Loreto demolito nel 1919) è stata infissa sul tetto in corrispondenza all’orologio stesso, che aveva cessato di suonare alle 9 del 6 maggio. Naturalmente nel nuovo posto l’orologio funziona senza quadrante.
Nel 1938 abbiamo dovuto lamentare ben tre morti improvvise in parrocchia: la domenica 26 giugno, mentre confabulava coi famigliari, spirò senza proferire più parola Nicoli Ernesto d’anni 63, proprietario del fondo Casa nuova della Tassinara. Pure in domenica, il 18 settembre, moriva per colpo apoplettico Paltrinieri Onorio, mentre sorvegliava e dava ordini agli operai nel fondo di sua proprietà, denominato Crocefisso verso Samoggia. Aveva soli 50 anni. A soli cinque giorni da quest’ultimo, il 23 settembre, era la volta di Bertelli Desiderio, d’anni 77, il quale, caduto da un albero qualche giorno prima e dichiarato dal medico fuori di pericolo, mancava improvvisamente, senza che i famigliari se ne accorgessero nemmeno, e, forse, nemmeno egli stesso!
A subitanea et improvisa morte libera nos, Domine!
Il parroco estensore di queste note, non per vanagloria, ma perchè sia nota cosa che tanto gli premeva e che sembrava tanto ben fatta, rende noto che da lungo tempo egli vagheggiava l’idea di addivenire, con l’aiuto di un parrocchiano, all’acquisto dell’appezzamento di terreno di circa 8 tornature bolognesi, facente parte della tenuta Lorenzatico, e, fino alla divisione di essa annesso al podere Mascellaro. Ne fece parola talvolta all’attuale proprietario Pietro Zucchi, il quale però, pur riconoscendo che il fondo Chiesa del benefizio parrocchiale sarebbe risultato con esso appezzamento ben completato, non aderì; non escludendo però che in seguito avrebbe fors’anche mutato parere; e poi egli era vicino a morte, lo diceva spesso, le sue sorelle avrebbero fatto quello che egli non si sentiva.
Colla di lui morte le sorelle eredi Amelia, Ernestina ed Anna in Gotti fecero concepire per la loro pietà al parroco la quasi certezza di poter riuscire; ed espose loro il desiderio di acquistare l’appezzamento in discorso. Esse però, eccettuata la prima, furono contrarie assolutamente. A nulla valsero le insistenze e le preghiere ad acconsentire, a compiere opera buona; a nulla è giovato il rilevare la poca entità del terreno in confronto della proprietà (circa 365 tornature), e la ragionevolezza della richiesta, trattandosi di terreno che tanti, per la sua ubicazione, credevano un tutto col fondo Chiesa. A loro giustificazione non hanno saputo che dire questo: mentre il parroco acquirente avrebbe incontrato una relativamente forte spesa per l’acquisto e per migliorare il benefizio, i successori avrebbero dilapidato! E dire che le proprietarie dovevano pur ricordare la promessa fatta e non mantenuta dai fratelli e resa pubblica dal card. Gusmini alla presenza anche dei promettenti e delle future eredi, di passare pei restauri della chiesa parrocchiale l’indennizzo per la forzata demolizione dell’oratorio di Loreto! Ma!
Il martedì 4 ottobre 1938 si è fatto un pellegrinaggio alla Madonna di San Luca, quale premio ai fanciulli più assidui e diligenti della scuola di dottrina, specialmente nei giorni festivi, durante l’anno catechistico 1937-38. I fanciulli d’ambo i sessi premiati sono stati 59, e ad essi si sono aggiunti altri parrocchiani in numero di 14. Ci si è serviti di due automezzi. Al santuario di San Luca i pellegrini si sono quasi tutti accostati alla SS. Comunione per le mani del parroco, il quale dopo la S. Messa da lui celebrata ha impartito la benedizione della Madonna, concludendo la devota visita con una canzone. Dopo la colazione al sacco ci si è recati in città per la visita alle chiese ed altri monumenti, facendosi ritorno collo stesso mezzo in serata, fra la serena gioia dei cari fanciulli: i pellegrini hanno offerto £. 259 per le spese, che sono state di £. 385.50, delle quali £. 380 per le vetture.
La domenica 16 ottobre 1938 si è concluso a Crevalcore il Congresso Eucaristico della zona di San Giovanni in Persiceto, comprendente i vicariati di San Giovanni in Persiceto, Sant’Agata Bolognese, Crevalcore, Castelfranco Emilia, Anzola, Sala Bolognese; congresso che ebbe come preparazione le sante Missioni dal 4 al 13, e si iniziò il venerdì 14, concludendosi col solenne pontificale del nostro card. arcivescovo G. B. Nasalli Rocca, e l’imponente processione del pomeriggio di domenica 16, alla presenza anche del card. Caccia Dominioni della curia romana, di mons. Giuseppe Antonio Ferdinando Bussolari, arcivescovo di Modena e abate di Nonantola e di altri 4 vescovi. A detta solenne processione ha preso parte anche il nostro parroco assieme a quattro fanciulli del piccolo clero, cinque fanciulli di Azione cattolica, i giovani e le giovinette delle associazioni di Azione cattolica coi rispettivi vessilli, la Pia unione delle madri cristiane collo stendardo; nonchè alcune consorelle della Pia unione del Sacro Cuore di Gesù col distintivo.
Per ordine del capo del governo Benito Mussolini si è tenuta in tutta Italia la cerimonia religiosa per l’apertura delle scuole elementari e medie e colla benedizione e inaugurazione del gagliardetto, obbligatorio per tutte le scuole. Nella nostra chiesa la funzione ha avuto luogo nel giorno stabilito per tutti il lunedì 17 ottobre 1938, alle 8.30, presenti gli scolari, le due insegnanti e parecchie mamme. Dopo la S. Messa il parroco ha impartita la benedizione al gagliardetto, pronunciando breve discorso di circostanza. Esposto poi il Santissimo, si è cantato il Veni Creator e quindi si è impartita la benedizione.
Anche per aderire al desiderio del card. arcivescovo, la sera di giovedì 3 novembre 1938 si è intrapresa la recita privata del santo rosario davanti al Santissimo, nella fiducia che almeno qualcuno dei più vicini si sarebbe fatto dovere di prendervi parte; ed anche nella speranza che il segno della campana (un quarto d’ora prima dell’Ave Maria) avrà l’effetto di ricordare agli altri di unirsi nelle loro case in ispirito a quelli che saranno in chiesa. Effettivamente l’iniziativa ha avuto esito soddisfacente: qualcuno si è sempre unito al parroco e suoi famigliari. Si spera che anche in parrocchia ci ricorderà di pregare.