Il lunedì 10 giugno 1940 vennero suonate a distesa le campane tutte d’Italia, e quindi anche le nostre, dietro richiesta della federazione dei fasci e col consenso dell’autorità ecclesiastica, per convocare il popolo nelle pubbliche piazze ad ascoltare agli apparecchi radio il discorso del capo del governo e duce del fascismo, annunziante la dichiarazione di guerra dell’Italia contro l’Inghilterra e la Francia. Il suono delle campane durò dalle 17 alle 17.15, mentre il discorso fu tenuto alle 18.
In seguito alla dichiarazione di guerra dell’Italia contro l’Inghilterra e la Francia si ebbe l’esodo dalle grandi città di molte famiglie, esodo volontario dalle città lontane dalle zone di guerra, esodo imposto dall’autorità dalle zone di confine verso la Francia. Nella nostra parrocchia è giunta una famiglia da San Remo: Persico Angelo, pittore, colla moglie Bussolari Anna e i 4 figliuoletti; mentre altre due sono venute, una da Milano ed altra da Bologna. La prima, quella di San Remo, in seguito all’armistizio colla Francia, è ripartita il 4 luglio; quella di Milano è ripartita pure il 7 stesso mese; è rimasta invece quella di Bologna, ma più che altro per diporto, perche finora nessun pericolo si è presentato. Le tre famiglie suddette erano venute fra noi nella seconda metà del giugno 1940: sono quindi rimaste costà solo pochi giorni. E speriamo che mai si presenti la necessità per simili esodi!
Per disposizione della prefettura di Bologna, confermata dall’autorità diocesana, in ordine alla possibilità di incursioni aeree (vedi Bollettino Diocesano, luglio 1940); disposizione emanata per salvaguardare gli edifici sacri, ospedali, ecc., il sabato 6 luglio fu curata l’esecuzione anche sul tetto della nostra chiesa parrocchiale del prescritto segnale: un rettangolo di m. 4x5, contenuto in campo giallo e diviso con una diagonale in due triangoli, dei quali uno di color nero, bianco l’altro. Detto segnale sul crinale del sacro edifizio a calce invece che a vernice, per risparmio di spesa.
La domenica 21 luglio 1940, circa alle 11, moriva annegato nel macero del fondo San Pietro in via Samoggia, parrocchia di San Michele di Bagno il nostro parrocchiano Bettini Agostino di Raffaele, d’anni 17. Egli fu vittima della sua imprudenza: lasciato dal compagno, al quale aveva promesso che non si sarebbe avventurato al largo e che l’avrebbe tosto seguito, volle, inesperto a nuotare, allontanarsi dalla riva. La salma venne ripescata dopo un paio d’ore. Il giovinetto era a servizio presso il conduttore del fondo suddetto, la cui abitazione è presso il Samoggia (la terza dal ponte di Loreto verso nord). Fu sepolto nel cimitero di quella parrocchia, non avendo potuto la famiglia far fronte alla spesa per cambio di comune, come sarebbe stato suo vivo desiderio. Le esequie furono compiute dal nostro parroco, il quale fece anche l’accompagnamento alla chiesa di Bagno, trovandosi quel parroco assente. Il lunedì 29 stesso mese nella nostra chiesa furono celebrate tre Messe per il defunto.
Il lunedì 19 agosto 1940 un incaricato del comune di San Giovanni in Persiceto è venuto a prendere nota del numero e peso delle nostre campane d’ordine della prefettura; e ciò venne eseguito anche nelle altre parrocchie. Speriamo che la cosa non avrà seguito.
In seguito a denuncia di variazione presentata all’ufficio distrettuale delle imposte di San Giovanni in Persiceto in data 21 dicembre 1939 dal parroco, il giovedì 22 agosto 1940 venne un incaricato del catasto di Bologna a prendere visione delle variazioni denunziate, come al documento sopraindicato, e cioè:
1° costruzione del fabbricato ad uso forno-pollaio-porcile-granaio-casella; demolizione del vecchio e labente manufatto ad uso forno-porcile-pollaio nel fondo Gazzo.
2° costruzione del fabbricato ad uso forno-porcile-pollaio-stalla, ecc. nel cortile di canonica; costruzione fabbricato per nuove campane; ampliamento della chiesa; fondazioni pel nuovo campanile.
3° costruzione del fabbricato ad uso casella-forno-porcile-pollaio; demolizione del vecchio e labente manufatto ad uso forno-porcile-pollaio nel fondo Chiesa.
4° alluvione dell’agosto 1937.
L’incaricato prese visione delle variazioni suddette, osservando che pel nuovo campanile sarebbe stata fatta la variazione a costruzione compiuta. Quanto all’alluvione disse che se ne era già preso atto. Vedremo!
Terminata la "grande guerra" (Germania e Austria-Ungheria contro Francia e Inghilterra - 1914-1918), cui si unì il 24 maggio 1915 l’Italia, si riconobbe la necessità di provvedere alla bonifica dei terreni, o incolti, o, seppur coltivati, soggetti alle troppo frequenti inondazioni, che impediscono bene spesso ai raccolti di giungere a buona maturazione e depauperano ancora il terreno. Per quanto ci riguarda noi dobbiamo ricordare che parte della tenuta Lorenzatico, il fondo Gazzo di questo beneficio parrocchiale, nonchè gran parte della Puja e del terreno verso la tenuta Locatello in parrocchia di Zenerigolo (per non dire di altri terreni in parrocchia di Zenerigolo e nostra), sono stati bene spesso danneggiati dalle inondazioni.
Venne perciò ideata la bonifica denominata "San Giovanni in Persiceto-Crevalcore-Cavamento Palata" o più semplicemente "bonifica Cavamento Palata", con esito a Bondeno di Ferrara. Tale opera, importantissima pei vantaggi previsti e per la spesa che avrebbe importato, venne incominciata a diversi lotti nel 1921 e compiuta nel 1929. Essa ha inizio nella nostra parrocchia al ponte del Cristo, nel quadrivio Biancolina-Boschi-Caratella; colla costruzione di ponti di accesso (in sostituzione dei vecchi) in cemento armato, che, dovendo seguire la direzione dell’alveo, vennero a modificare la direzione iniziale delle strade, non essendo queste ad angolo retto colla bonifica: e così è avvenuto lo storpiamento dell’inizio di via Tassinara e dei due viottoli che immettono rispettivamente alle possessioni Gaggio-Gaggetto-Macero e Sant'Antonio abate.
La spesa incontrata per la esecuzione e pel mantenimento in efficienza dell’opera grandiosa è stata e sarà sostenuta, come giusto, dagli utilitari; e perciò è stata chiamata "Consorzio bonifica". Per quanto riguarda il nostro benefizio parrocchiale, nel 1923, primo anno di contributo, la voce "bonifica" ha importato la somma di £. 789.37, per giungere nel 1929 a £. 1089.24. Nel 1930, ad opera compiuta, l’onere fu di £. 476.43, e tale su per giù è rimasto fino al 1940, la cui cartella alla voce "scoli e contributi idraulici" ha la somma di £. 877.50: evidentemente si è voluto unificare il contributo bonifica a quello scoli, mentre finora era stato calcolato separatamente. Comunque l’utilità dell’opera supera di molto il contributo finanziario, perchè, per quel che riguarda specialmente il fondo Gazzo, ora è al sicuro dalle acque, mentre prima della bonifica era assai danneggiato al tempo delle grandi piogge.
L’utilità di quest’opera è risaltata specialmente durante le alluvioni dal 30 agosto all’11 ottobre 1937: appena cessato l’afflusso delle acque dal Samoggia, il terreno invaso era quasi immediatamente all’asciutto; e quando l’11 ottobre alle 10.30 fu chiusa definitivamente la falla, i poderi allagati restarono in pochi minuti allo scoperto. Certo se il perimetro dei contribuenti fosse stato allargato ai poderi oltre la strada provinciale Persiceto-Bologna (come sarebbe stato giusto, perchè dalle Budrie e Castagnolo ci vengono le acque a mezzo del Mascellaro e Romitta), il peso finanziario sarebbe stato minore; ma ciò non è avvenuto; e non sono valsi i reclami in proposito. Ad ogni modo noi dobbiamo plaudire al governo, che ha voluto quest’opera, come del resto tante altre, ed anche più importanti, in tutta Italia, fino alla bonifica totale da esso intesa con immenso apporto di ricchezza alla nazione.
Da tempo immemorabile esiste un piccolo argine alto circa m. 0.90, che cinge per tre lati il fondo San Riniero della tenuta Lorenzatico, evidentemente costruito per difenderlo dalle acque. E veramente era tale che il podere poteva considerarsi al sicuro. Però nell’alluvione del 30 agosto 1937 venne esso pure invaso diverse volte, coll’aggravante che l’argine in discorso fu di impedimento allo scolo delle acque; e così ne fu liberato dopo gli altri, e maggiore fu la melma depositatavi. Considerata perciò l’inutilità di esso per l’esecuzione della bonifica, nel settembre 1939 la proprietà provvide alla sua parziale soppressione verso il fondo Gazzo del benefizio parrocchiale; e molto probabilmente verrà in seguito totalmente soppresso.
Nell’autunno 1939 venne ostruito il tronco dello scolo Mascellaro dal punto in cui esce dalla bonifica al confine colla tenuta Tassinara, e cioè per una lunghezza di circa 400 metri; livellandolo al terreno e rendendolo coltivabile e parte integrante del terreno attualmente assegnato al podere San Riniero della tenuta Lorenzatico.
Così pure negli anni 1939-1940 si è livellata parte del Condotto (che fino al 1910 è servito per l’immissione dell’acqua dal Samoggia alla parte coltivata a valle della tenuta Tassinara) facente parte della tenuta Lorenzatico; anzi è proposito dei proprietari della tenuta di fare altrettanto pel resto, con aumento considerevole di terreno a coltura intensiva.
Dal cortile del fondo Cristo alla strada, che dalla via Biancolina conduce alla casa della possessione Sant'Antonio abate della tenuta Lorenzatico esiste il diritto di passaggio per la Tassinara; attraverso una cavedagna unita ad altra della suddetta possessione a mezzo di un sentiero, che bene spesso i viandanti allargavano, specialmente durante la stagione piovosa, calpestando il terreno a coltivazione. A togliere questo inconveniente la proprietà fece eseguire nel 1939 la continuazione della cavedagna, correggendo il tracciato (che era ad angolo retto), e rendendola atta a percorrersi dai ruotabili, per maggiore comodità quindi dei due coloni: essa è riuscita molto comoda, come è evidente, anche ai viandanti.
Alle 5.30 del sabato 30 marzo 1940 si sviluppò per cause ignote un incendio nel cascinale del fondo Cristo della tenuta Lorenzatico: in pochi minuti, nonostante la esiguità del foraggio depositatovi, crollò il tetto e la volta della stalla. Il fabbricato venne ricostruito più alto di m. 1.20, aggiungendovi un mezzo portico a ponente, e lasciando allo scoperto il pozzo. Venne pure costruita la concimaia.
Essendo imminente il pericolo di guerra per l’Italia, alleata della Germania già in guerra contro la Polonia, e quindi anche contro la Francia e l’Inghilterra alleate di questa, il Santo Padre ha indetto preghiere per la pace e il nostro card. arcivescovo ha raccomandato speciali funzioni. Nella nostra chiesa si è tenuto un ottavario all’Ave Maria, dal 3 al 10 settembre 1939, con esposizione del Santissimo Sacramento, Santo Rosario, preghiera alla Vergine Santissima Regina della pace, preghiera composta dallo stesso eminentissimo (vedi Bollettino diocesano - maggio 1939); chiudendosi la funzione colla benedizione.
L’intervento dei fedeli è stato molto scarso: mancanza di fede e di riflessione!
Seguendo le direttive dell’Azione cattolica, dalla sera del mercoledì 14 alla sera di sabato 17 febbraio 1940 si è tenuto nella nostra chiesa un "triduo per la madre", a cura del nostro gruppo donne di A.C., oratore è stato don Aldo Quattrini, parroco di Santa Maria di Padulle, che ha svolto molto bene i seguenti argomenti: 1. fare bene e volontieri gli esercizi; 2. fine dell’uomo: conoscere, amare e servire Iddio; 3. il peccato: orrore del peccato; 4. amore a Dio, Padre per creazione, per conservazione, per adozione; 5. amore a Dio: riconoscenza, riparazione, zelo; 6. la donna (domina): sposa e madre; 7. la Santissima Vergine, modello di vergine, di sposa, di madre. Ricordi: pietà verso Dio, effetto dell’amore verso di Lui; pazienza.
Il freddo intensissimo ha impedito quel concorso che si sperava: tuttavia l’esito è stato discreto.
Il martedì 10 ottobre 1940, presieduto dal mons. Emilio Faggioli, parroco di San Giovanni in Monte, si è tenuto a San Giovanni in Persiceto il "convegno del piccolo clero" pei vicariati di San Giovanni in Persiceto - Sant'Agata - Sala e Anzola, a somiglianza di altri convegni tenutisi nelle altre plaghe dell’archidiocesi, e che datano dal 1937. I nostri piccoli "chierici" vi parteciparono in numero di sette: al mattino ascoltarono la S. Messa in veste e cotta, rispondendo assieme al sacerdote celebrante, cantando e recitando preghiere. Moltissimi si accostarono alla S. Mensa. Ebbe luogo poi una prima adunanza nella sala soprastante la sagrestia; quindi colazione al sacco e divertimenti. Nel pomeriggio fu loro tenuta una conferenza con proiezioni e poi funzione di chiusura nella collegiata. Il convegno, pure data la facilità del fanciullo a dimenticare, produrrà, speriamo, buoni frutti, nella speranza abbiano a ripetersi spesso simili adunate!