Decima udienza

Tempesta dopo il sereno

    6 giugno 1949. - Ancora quattro testi d’accusa, tra oggi e domani, e poi sarà la volta del secondo gruppo di quelli a discarico e le accuse cominceranno a piovere nuovamente sul capo del querelante. La tempesta, dopo una settimana di bel tempo, commentava il pubblico in attesa che il tribunale facesse il suo ingresso nell’aula.
    Il primo a deporre è un ex sergente maggiore di fanteria, Orlando Galli, catturato nel 1942 e portato nel campo di Tamboff. La prima persona che sentisse parlare, in quei luoghi, in lingua italiana fu la signora Torre la quale rivolse parole di incoraggiamento e si adoperò, in seguito, a che il rancio venisse distribuito regolarmente e con la massima puntualità. Il teste narra poi dell'epidemia di tifo petecchiale scoppiata nel campo a causa del traffico di pane organizzalo da alcuni prigionieri con i malati ricoverati nel lazzaretto. L’epidemia mieté molte vittime e lo stesso teste ne fu contagiato.
    Appena guarito chiese di essere iscritto alla scuola di antifascismo di Juge.
    Presidente: — Da chi era diretta quella scuola?
    Galli: — Da un ufficiale russo. Come istruttori però c'erano alcuni fuorusciti italiani, ad esempio, il Robotti.
    Il corso durò tre mesi durante i quali fu illustrata agli allievi la costituzione russa e abbondantemente spiegato il perché il fascismo non avrebbe mai potuto vincere la guerra. I licenziati dal corso dovevano, per gli altri prigionieri, costituire un esempio e pertanto furono destinati a svolgere la loro attività nei vari campi. Dovevano anche spiegare ai russi che popolo italiano e fascismo erano due cose completamente diverse.
    Io fui destinato al campo 165 dove incontrai spesso il Fiammenghi. Un giorno Fiammenghi, riuniti i prigionieri, fece un discorso e, parlando contro Mussolini ebbe a definirlo un «traditore venduto ai tedeschi». A queste parole la camicia nera Salvatore Fichera, gridò rivolto al Fiammenghi: «Ma voi siete i traditori, siete voi, gli emigrati, i fuorusciti!». Il Fichera fu immediatamente allontanato dalla riunione ma non mi risulta che contro di lui sia stato preso alcun provvedimento.
    D'Onofrio, che conobbi nel marzo 1944, si interessò moltissimo alle nostre condizioni, non ci parlò solo di politica ma anche dei nostri bisogni. D'Onofrio era stimato e benvoluto da tutti noi, tanto che quando partì fu organizzata in suo onore una grande festa alla quale presero parte tutti i prigionieri.

    Il sottotenente di fanteria Vincenzo Vitello, altro teste ascoltato, fu ben lieto di aderire alle idee che venivano propagandate nei campi di concentramento. Fu tra i primi collaboratori de «L'Alba» e al campo 27 discusse con gli altri scrittori l'indirizzo da dare al settimanale a carattere informativo e democratico.
    Vitello: — Fu una tribuna democratica dalla quale espressero le loro opinioni anche alcuni democristiani.
    Avv. Taddei: — Ma se quel partito ancora doveva nascere...
    Avv. Mastino Del Rio: — Allora su quel foglio si potevano scrivere articoli anche di intonazione antimarxista...
    Vitello: — Sì. Certamente.
    Avv. Mastino Del Rio: — Bene. Allora si metta a verbale. Voglio leggerli, io, quegli articoli...

Nessuna comunicazione con le famiglie

    A questo punto il Presidente ha voluto sapere se il teste avesse mai scritto a casa.
    Vitello: — Sì. Quattro o cinque volte in tutto.
    Presidente: — E quante di queste lettere sono giunte alla sua famiglia?
    Vitello: — Una sola. Ma quando tornai in Patria seppi che i miei avevano ricevuto notizie direttamente da D'Onofrio.
    Avv. Mastino Del Rio: — E dai suoi ha mai ricevuto posta?
    Vitello: — Mai.
    Avv. Taddei: — È vero che il maggiore russo Terescenko elogiò il contegno delle truppe italiane sul fronte russo dicendo che era stato quello più umano?
    Vitello: — No. Non mi risulta (il teste è lievemente imbarazzato).
    D'Onofrio: — Sì. La circostanza è esatta. Il maggiore Terescenko parlando del comportamento degli italiani che combattevano al fronte russo disse appunto che la condotta di quelle truppe era stata la più umana.
    Ripresa la sua deposizione, il teste anch’egli allievo della scuola di antifascismo, parla a lungo dell’indirizzo che a quei corsi veniva dato, niente affatto «marxista». Il programma comprendeva: storia d'Italia, storia del movimento democratico mondiale, elementi di economia politica, politica sovietica, notizie sui danni che il fascismo aveva provocato in Italia. Il teste fu «assistente» al corso e si dice ora «lieto» di aver dato la sua opera allo scopo di contribuire «a sviluppare nei prigionieri i concetti e le idee antifasciste».
    Avv. Taddei: — Vuol dirci quali erano i libri di testo usati in questa scuola?
    Vitello: — Pochi testi italiani — risponde deciso, dopo un momentaneo imbarazzo.
    Avv. Taddei: — Per esempio?
    Vitello: — Per esempio «I Promessi Sposi»...
    Avv. Taddei: — Già, «I Promessi Sposi» visti da un marxista!...
    Vitello: — Ringrazio ancora il fuoruscito Robotti perché mi aiutò ad acquistare coscienza antifascista.
    Avv. Taddei: — Lei vuoi ringraziare troppa gente. Lasci andare...

Siberia

    Ultimo teste Giovanni Melchionda, sottotenente di fanteria. Al momento della cattura i sovietici gli trovarono nelle tasche alcune cartoline di propaganda antisovietica nelle quali il soldato russo veniva raffigurato come un orso dai lunghi artigli. Un ufficiale russo si impadronì delle cartoline e gli chiese se avesse notato qualche differenza fisica fra loro russi e gli italiani. Il teste rispose negativamente.
    Melchionda: — Espressi a quell'ufficiale la mia paura di essere fucilato, ma quello mi rassicurò dicendo che i russi non odiavano i soldati italiani perché sapevano bene che erano venuti a combattere soltanto per ordine di Mussolini. Chiesi allora se saremmo stati mandati in Siberia e l’ufficiale mi rispose che in fondo la Siberia non era poi quell'inferno che si diceva e che la propaganda ci dipingeva...
    Avv. Taddei: — È una questione di punti di vista.
    Melchionda: — Al campo di Oranki, trovammo le baracche riscaldate...
    Avv. Taddei: — Ma davvero?...
    Melchionda: — Sì. Riscaldate. Eravamo vicino alle cucine.
    La deposizione si chiude con l'arrivo qualche giorno prima del 25 luglio del solito D'Onofrio e del famigerato Fiammenghi.

Le udienze
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